La pubblicità è donna. Non nel senso che è diretta alle donne, tutt’altro. Senza donna però non c’è pubblicità. Non si fa spot senza la rassicurante presenza femminile che, a quanto pare, è lì per sostenere la virilità e la soggettività maschile.
Ed ecco che per vendere connessioni, la linkem – già nota per sessismo – regala per le feste agli uomini italiani lo slow motion della tecnica tutto-fare, che imbambola persino Babbo Natale, e una successiva profonda scollatura che lascia intravedere due seni artefatti.
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La Tim piazza invece, sui suoi cartelloni maxi che tappezzano le nostre città e sui bannerini che spuntano quando navighiamo on line, una donna-eroina con bocca socchiusa, che nel suo mini abitino argentato ci dà una dimostrazione dell’Ultra Internet con un potente raggio laser (cosa rappresenta?) tra le mani.
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Infine, la grappa Candolini casca nella ormai classica identificazione della donna “essenziale, elegante, armoniosa e pura” col prodotto. D’altro canto, la voce maschile fuori campo dice che è così che gli piace e che “è come appare”.
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Abbiamo quindi appurato che per vendere connessioni servono le tette, per far acquistare materassi culi e per pubblicizzare alcolici bocche seducenti rosso fuoco. In realtà pare che per vendere qualsiasi cosa serva una figura femminile, una donna compresa nel pacchetto e nel prezzo del prodotto/servizio che a furia di sorrisi, ammiccamenti-a-rallentatore e strusciamenti convinca l’utente maschio all’acquisto. Ma questa non è una novità nel nostro panorama pubblicitario, che vede la presenza della figura femminile sovradimensionata ma, nello stesso tempo, male rappresentata.
Il sessimo peggiore, quello che si insinua nelle menti del cittadino medio, d’altro canto non ha bisogno di espliciti riferimenti sessuali e di becere allusioni per farsi strada nel nostro substrato culturale. E’ sufficiente questa sovraesposizione a modelli oggettificati e sempre uaguali a se stessi, che sviliscono la donna perchè la relegano ancora una volta all’unico ruolo di ornamento seducente ad uso e consumo maschile.
Stiamo trattando tantissime segnalazioni in questi giorni e a quanto pare il fenomeno del sessismo, più o meno esplicito, non dà segno di arrestarsi. Nonostante vi sia stata negli ultimi tempi una maggior presa di coscienza riguardo al fenomeno, il lavoro da fare è ancora lungo e noi vogliamo sviscerare queste dinamiche, anche quando si presentano “sotto mentite spoglie”. In tutte queste pubblicità c’è infatti un messaggio implicito: “Acquistami, ti sedurrò”.
Continate a segnalarci spot, immagini, video in cui la donna è in vendita insieme al prodotto, perchè questa cultura-del-possesso ha già fatto troppe vittime e noi non ci accontentiamo delle briciole.