Ad Harvard cresce il numero di suicidi. “E’ difficile studiare in un college Ivy League”.

Creato il 15 dicembre 2012 da Vittorionigrelli @vittonigrelli

USA, 15 Dicembre 2012.
La prestigiosa università di Harvard, famosa per far parte dell’Ivy League (di cui fanno parte le otto più prestigiose ed elitarie università degli Stati Uniti d’America, N.d.R.), sale nuovamente agli onori della cronaca per un triste primato: l’alto tasso di suicidi.
Nell’ultimo anno, infatti, il numero di studenti frequentanti Harvard è salito molto. L’anno scorso la media nazionale di suicidi in Virginia era 6,18 su 100mila, mentre ad Harvard nello stesso periodo era di 5 su 100mila. La media, però, sale a 18,8 per centomila, ben sopra la media nazionale, se si prendono in considerazione anche i casi di suicidi lontano dal campus. E se a quel numero si aggiungono i ragazzi che decidono di farla finita dopo essersi messi in aspettativa dagli studi l’indice sale ancora: 24,4 per 100 mila.

I dati emersi segnalano una situazione drammatica. Alcuni studenti, che in passato hanno provato a togliersi la vita, hanno parlato di alcune delle motivazioni più forti che li hanno spinti a provare, anche più di una volta, un gesto così estremo.
C’è chi dichiara che preferirebbe morire piuttosto che fallire, altri che dicono che andare male ad Harvard equivale ad essere una brutta persona, per cui il fallimento negli studi sarebbe anche un fallimento nella vita. In aggiunta al disagio personale enorme degli studenti, si somma poi anche l’impossibilità di esprimere questi stessi sentimenti, e sensazioni, in quanto vige una sorta di regola che impone di non mostrarsi deboli come si potrebbe essere “si indossa una maschera e ci si mostra per ciò che non si è, ha dichiarato in proposito uno studente, anche lui con un tentativo di suicidio alle spalle.

Il Crimson, giornale degli studenti fatto dagli studenti per gli studenti (il sito qui), ha ricevuto tre mail nel periodo appena passato in cui si annunciava, più o meno sempre con la stessa formula, il fatto che fossero venuti a mancare, perché suicidatisi, tre diversi studenti dell’università di Harvard.
Lo stress fisico e psicologico che il mantenere buoni standard provoca negli studenti ha condotto a una conseguenza tragica, che neanche il Centro Universitario di Salute Mentale riesce a gestire, dati alla mano.
Forse sarebbe l’ora che ci si umanizzasse un po’ di più dando reale sostegno e ascolto a chi si sente emarginato, o depresso, o inadeguato per ciò che gli viene richiesto, senza che si arrivi a darne una fredda “triste notizia”, come gli oggetti delle mail ricevute dal Crimson.

Veronica Sgobio



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