C’è sempre quel maledetto passo di mezzo, troppo breve e troppo lungo insieme, che ci tiene separati. E io, quando mi trovo nei pressi della sua pausa sigaretta, mi affretto goffamente ad allungarlo, quel passo, di svariati metri. E lo faccio un po’ per timore di essere nuovamente mortificato dal suo sguardo di cortese disappunto. E un po’ lo faccio per me, per provare a me stesso che ho l’orgoglio, io. Ma non conta niente, davvero. Il suo unico passo, il disagio pieno e appuntito di vedermi, mi scaraventa via come una foglia sbigottita e fluttuante in una folata di vento. E se continuiamo ad essere vicini, per colpa di una qualche contingenza capricciosa, in definitiva poi, restiamo sempre lontani. Come su due pianeti. E io su sta cazzo di panchina gelida e capricciosamente contingente, uno sguardo lo lancio, di tanto in tanto, nei pressi della sua pausa sigaretta, ché non posso farne a meno. Come se scrutassi le galassie che intercorrono tra di noi. Distratto da qualche clacson sulle strisce pedonali.
Foto di/Photo By Samuele Silva – Parole di/Words by Sara Taricani.
Tags: fredda, gelida, Mondovì, panchina, scalinata, streetRelated posts
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