ADAM WILD #2 - Recensione

Creato il 24 novembre 2014 da Audaci


Ma quanto è bello il numero due di Adam Wild?! Tanto, davvero tanto! Era da molto tempo - all'incirca dalla fine delle pubblicazioni diShanghai Devil, nel marzo 2013 - che noi Audaci non leggevamo una storia d'avventura di questa scorrevolezza, veloce e agile, carica di una forza grafico-narrativa così potente da trasportarti in mezzo ai personaggi, capace di farti tremare per un possente barrito o per un vicino colpo di fucile. Tutto questo, e molto di più, èAdam Wild, la nuova serie del grande Gianfranco Manfredi, che ha esordito in edicola lo scorso ottobre conGli schiavi di Zanzibar, e ora torna conLa carica degli elefanti (per i disegni di Darko Perovic).

Dopo il successo di Lucca Comics & Games 2014 (avete fatto vostra l'edizione a tiratura limitata con la copertina da infarto firmata dall'immenso Enrique Breccia, indiscusso maestro argentino del fumetto? Noi Audaci sì, ovviamente!), Adam è chiamato a bissare l'alta qualità del primo episodio e vi possiamo dire, senza paura di essere smentiti, che Manfredi ha fatto ancora una volta centro, regalandoci una storia davvero appassionante!

Dopo la interessante e documentata pagina introduttiva di Safari (dedicata all'esploratore David Livingstone, la cui presenza aleggerà in queste pagine anche nel prossimo numero,I diari segreti di Livingstone, in edicola dal 4 dicembre), ci addentriamo nella narrazione per immagini e facciamo immediatamente la conoscenza di quello che si rivelerà essere uno dei protagonisti assoluti della serie: Frankie Frost.

Quello che finora è stato solo un fantasma, una presenza inquietante che ispirava odio e disgusto in Adam, ora prende corpo e si materializza davanti ai nostri occhi. Frost è uno spietato uomo di azione, al soldo prima di Barnum e adesso di Bailey: il suo compito è procurare indigeni ("esemplari davvero rari. [...] I più esotici possibili!", parole sue!) per uno squallido circo umano da allestire in America. E per pagare questi schiavi, stermina elefanti per procurarsi l'avorio da usare come merce di scambio con i negrieri Arabi che detengono il monopolio della tratta dei neri. Ciò che colpisce, di quest'uomo, è la sua freddezza (siamo certi che "Frost" sia proprio uno speaking name: uno di quei nomi che rivelano il carattere del personaggio che identificano): sembra non essere in grado di provare emozioni. Uccide senza tradire la minima incertezza, trattasi di uomini o bestie: per lui non fa differenza. Ci sono solo i suoi affari e tutto ciò che lo separa dal raggiungimento del suo obiettivo è un qualcosa da eliminare, con ogni mezzo. Proprio per questo suo lato disumano, quasi diabolico, viene nominato dalla sua scorta indigena "diavolo bianco".

Ma ad Adam non interessa se c'è o meno lo zampino del diavolo: lui ha giurato a se stesso che farà di tutto per mettere i bastoni tra le ruote a chi si arricchisce per mezzo della sofferenza umana e a chi stermina gli elefanti per il loro avorio. Quindi Frost è suo nemico giurato pur non avendolo mai visto in volto e senza mai averci avuto a che fare. Come nel finale del numero scorso, si intrufola nel covo del nemico per fare giustizia solo che questa volta ci sarà, diciamo, un po' più di movimento e il concerto per fucile iniziato da Adam avrà dei risvolti imprevedibili...

Di questa storia bellissima rimane l'idea che Manfredi sia un maestro assoluto della scrittura, è quasi divino il modo in cui riesce a farci conoscere i suoi personaggi nel giro di poche ma sempre significative battute. Memorabili le poche e spietate frasi di Frost, simpatiche e umanissime quelle del Conte Narciso Molfetta (la spalla ideale di Adam)!


Se abbiamo potuto godere di tanta bellezza il merito non è soltanto di Gianfranco Manfredi, ma anche del talentuoso Darko Perovic. L'artista serbo, classe '65, non è nuovo al pubblico delle serie manfrediane: si è fatto apprezzare, in passato, per il suo tratto realistico e solenne sulle pagine diMagico Vento e di Shanghai Devil. Il suo esordio sulla serie dedicata al mitico Ned Ellis avviene con i glorioso I lupi blu, n. 64, del settembre 2002 (testi di Manfredi e copertina da antologia del maestro Pasquale Frisenda). A questo primo albo ne seguiranno altri quattro della serie regolare mensile da 100 pagine e altri cinque della serie regolare bimestrale (memorabile il suo lavoro perL'aquila e il serpente, n. 129, del luglio 2010, sempre sui testi di Manfredi, con copertina vividissima di Corrado Mastantuono). La sua collaborazione con il vulcanico Gianfranco è andata avanti e ha permesso ai lettori di godere di altri due gioielli sulla serieShanghai Devil: parliamo di HotelEurope eA ferro e fuoco, rispettivamente i numeri 6 e 17 del marzo 2012 e del febbraio 2013. Adesso, dopo anni di lavoro e di soddisfazioni internazionali (Perovic ha anche lavorato per il mercato francese, collaborando con Soleil), il talentuoso disegnatore ha ricevuto l'incarico di realizzare tutte le copertine di questa nuova serie e siamo certi che continuerà a stupirci e a regalarci tavole degne di essere ricordate!


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