Le sue scarpe hanno attraversato i decenni resistendo all’asfalto dei continui cambi generazionali e fatto bella mostra nelle migliori vetrine del mondo. E solo nel 2009 il Museo del Design le annovera tra «le cinquanta scarpe che hanno cambiato il mondo».
Le indossarono gli studenti del maggio francese.
Era il 1968 quando Nathan andò in visibilio accendendo la tv e vedendo che le sue scarpe erano ai piedi dei manifestanti parigini.
Primo enorme successo personale e, ancor più importante, schiaffo morale nei confronti di chi, anni prima, lo liquidò frettolosamente bocciando categoricamente la sua proposta.
A scoraggiarlo furono i suoi stessi familiari, James e Cyrus Clark, proprietari di un’impresa calzaturiera nel Somerset. “Di queste non se ne venderà neppure un paio” gli dissero.
A credere in lui finanziandogli il progetto fu invece l’allora Chicago Shoe fair che in pochi mesi, anche grazie alla rivista Esquire che pubblicizzò ampiamente il prodotto, videro le vendite delle Clarks salire vertiginosamente.
E pensare che da allora oltre 12 milioni ne sono state acquistate in tutto il mondo.
Dai radical chic dell’alta borghesia alle rockstar più famose fino agli attori di Hollywood.
Tutti hanno indossato e continuano a farlo, quell’iconico paio di scarpe in camoscio dalla suola in gomma. Pare che Steve Mc Queen ne andasse pazzo.
Ma anche Bob Dylan e Liam Gallagher fino alla più stilosa Sara Jessica Parker di Sex and the City.
Una scarpa che ha scritto un pezzo importante di storia del costume e, malgrado la scomparsa del suo ideatore, siamo certi continuerà a “calpestare” incessante le strade di mezzo mondo.
Perchè di strada da fare ce n’è (sempre) ancora tanta.