Shingo Araki (nato a Nagoya il 1/01/1939 e scomparso il primo dicembre 2011), grande cinefilo e appassionato dei western americani, muove i primi passi come animatore lavorando per la Mushi Production (società produttrice di anime, fondata e diretta da Osamu Tezuka) alle serie tv di Kimba il leone bianco (1965) e La principessa Zaffiro (’67).
Durante la lavorazione di quest’ultima, Araki viene spesso rimproverato da Tezuka, perché non ne segue le indicazioni e disegna i personaggi con uno stile troppo diverso rispetto a quello degli altri animatori e a quello previsto da Tezuka stesso. Araki tende a raffigurare i personaggi secondo il proprio stile personale e non secondo le direttive imposte da Tezuka, che lo costringe a ridisegnare più volte alcune scene.
Successivamente viene convocato dalla Toei che gli assegna per la prima volta il ruolo di character designer per la serie tv Babil Junior (’73, oggetto di un remake OAV – cioè direttamente per l’home video – negli anni ’90, firmato ancora da Araki), basata su di un manga di Mitsuteru Yokoyama. In quest’occasione, Araki ha più spazio per ridisegnare, secondo il proprio stile, i personaggi di Yokoyama, e può ricoprire anche il ruolo di direttore delle animazioni (mansione indicata col termine “sakkan” in Giappone) di diverse puntate. Tuttavia, col proseguo della serie, l’animatore tende a far evolvere il proprio stile e la rappresentazione dei personaggi, distaccandosi sempre di più dalle prime puntate e finendo per scontrarsi nuovamente coi registi e i responsabili della produzione di Babil, che l’obbligano a rifare intere scene. L’anime ottiene però un buon gradimento in tv e, tra i suoi sostenitori, c’è anche una giovane disegnatrice chiamata Michi Himeno, che si appassiona sempre di più alle opere di Araki, fino al punto di desiderare di lavorare insieme a lui.
Nel 1975, entra nello staff di Ufo Robot Goldrake (anch’esso ideato da Nagai, autore anche di Devilman, la cui serie tv degli anni ’70 vide la partecipazione di Araki alle animazioni di alcuni episodi) ricoprendo inizialmente il ruolo di direttore delle animazioni di alcune puntate (tra cui il celebre ep. 25 con l’affascinante e drammatica storia di Naida).
Nel frattempo fonda un suo personale studio di animazione chiamato “Araki Production”, all’interno del quale viene assunta anche Michi Himeno, dando il via ad una sorprendente collaborazione volta a donare ai propri personaggi un’inconfondibile caratterizzazione, costituita da volti formati da lineamenti dolci e da occhi rotondeggianti o allungati orizzontalmente. A partire dall’ep. 49, Araki (in coppia con Himeno) inizia a ricoprire anche il ruolo di character designer di Goldrake, creando il personaggio di Maria e potendo lavorare con una maggiore autonomia artistica rispetto alle produzioni precedenti (non deve quindi sorprendere se il “suo” Actarus, in particolare nell’ep. 72 della serie, appare diverso da quello raffigurato nelle prime puntate, dove il character design era firmato da Kazuo Komatsubara).
Riguardo a Goldrake, Araki ha dichiarato:
“la cosa che apprezzo in Go Nagai è che dà la possibilità agli sceneggiatori delle sue serie televisive di curare i personaggi come meglio credono. Penso sia il migliore degli autori, da questo punto di vista. Non aveva nessuna esigenza e non pretendeva di scrivere tutte le sceneggiature come altri autori. […] Goldrake è stata la prima serie curata dalla Araki Production e ne ho un gran bel ricordo. […] All’epoca lavoravo con sole cinque persone, perciò ogni puntata era una sfida contro il tempo. A me piaceva dare molta importanza ai personaggi secondari, come i nemici, e poi ho potuto fare quello che volevo. Forse è stato il cartone animato che ha più risentito della cura grafica dei personaggi. Parte del lavoro l’ha fatto però Himeno”.
“alcuni bambini si sono messi a piangere, perché i disegni del fumetto sono diversi da quelli della televisione… Ed era presente anche il disegnatore Masami Kurumada. […] Sono concorde con Araki nel dire che è giusto essere liberi quando si lavora a un cartone animato, ma a dire il vero mi rendo conto di avere realizzato dei movimenti un po’ eccessivi nei Cavalieri. Ad esempio, i movimenti di Crystal il Cigno non rispettano l’ossatura umana. […] L’unica cosa normale nei Cavalieri sono i visi. Quelli sì che non si scompongono mai. Tutti questi aspetti non ci sono nel fumetto, ma li abbiamo discussi insieme io e Araki, come per esempio le scene di trasformazione o di combattimento. Le catene che si allungano, i giochi di luce, ecc…[…] Ci ho messo dentro quello che volevo [1] .
Oltre a questi lavori che hanno consacrato la coppia Araki/Himeno, essi si occupano anche di alcune serie animate ispirate ai personaggi ideati dal fumettista Leiji Matsumoto (autore di Capitan Harlock e Galaxy Express 999), occupandosi del character design e della direzione delle animazioni della serie robotica Danguard (’77) e firmando le animazioni di alcune puntate della seconda serie dedicata al pirata spaziale ideato da Matsumoto: Capitan Harlock SSX (’82). I due partecipano anche al kolossal matsumotiano Addio Yamato (’78), secondo lungometraggio dedicato alle avventure della Corazzata Spaziale Yamato (in Italia nota come l’Argo di Star Blazers) che raggiunse la durata record, per una pellicola d’animazione, di oltre due ore e mezza, ottenendo un successo clamoroso in madrepatria e venendo poi adattata per il piccolo schermo nella seconda serie tv dedicata alla Yamato e al suo coraggioso equipaggio.
Tutte situazioni affrontate con una eleganza visiva e un’originalità artistica capaci di sorprendere gli spettatori di tutto il mondo. Oltre all’estrema cura nei volti e nei profili dei personaggi, spesso dotati di capelli dai colori irreali, un altro elemento caratteristico della coppia Araki/Himeno è il modo in cui i loro personaggi piangono: sul fondo degli occhi si formano prima delle piccole onde che poi divengono lacrime che scorrono parallele sui lati del viso dei personaggi.
La coppia ha recentemente collaborato con altri animatori al character design del film Ken il guerriero – La leggenda di Hokuto (2006) e, dopo la conclusione del già citato ciclo di Hades dei Cavalieri dello Zodiaco, Araki aveva dichiarato di voler ritirarsi dal mondo dell’animazione.
La notizia della sua morte lascia una profonda ferita in tutti coloro che l’hanno amato e seguito in Giappone, in Italia e in tutti gli altri paesi del mondo in cui sono giunte le opere animate a cui ha preso parte.
Note:- vedi Man-Ga! n. 4, febbraio 1998 [↩]