Un amore non certo tutto rosa e fiori, talvolta un po’ litigarello, vivace e passionale. È l’estate del 1992 quando il trentaseienne imprenditore cagliaritano – il Gruppo Cellino si occupa della commercializzazione di frumento e alimentari derivati – rileva per più di 10 miliardi di lire la società della Cagliari Calcio, precedentemente sotto la gestione dei fratelli Tonino e Ninnino Orrù. Da allora, un percorso lungo e affascinante, certamente non facile, fatto di scelte coraggiose e di sacrifici, ma ricco di tante soddisfazioni. Il ricordo più bello? Neanche a dirlo, la storica qualificazione alla Coppa UEFA nel 1992\1993 sotto la guida di Carlo Mazzone. Dinamo Bucarest,Trabzonspor, Malines, Juventus (detentrice del titolo) eliminate da una squadra arrembante e “incattivita” dagli innesti di Moriero, Pusceddu e di un indimenticabile Oliveira. Solo l’Inter nel ritorno della semifinale (3-2 a S.Siro) stroncherà definitivamente i sogni di gloria della Sardegna, ma i passi avanti sono tanti.
Ventidue lunghi anni, quindi. Ricordi velati dalla nostalgia, fatti, episodi curiosi, partite memorabili, finali di campionato mozzafiato, rapporti umani imperituri, amicizie e personaggi che nel capoluogo isolano hanno lasciato un pezzo della loro vita. Qualcuno non è rimasto nell’isola, qualcun altro ci è ritornato anni dopo e qualcun altro non c’è più ma il suo ricordo è ancora vivo nel cuore dei tifosi.
L’era del Re del Grano è così. Un presidente chitarrista, fondatore del gruppo rock amatoriale dei Maurillos, eccentrico, vulcanico, scaramantico più che mai, ma sempre attento agli interessi della sua società e della sua squadra. Ma i dissapori e gli attriti non sono mancati in tutti questi anni. D’altronde, come in ogni matrimonio che si rispetti. Il Cagliari cammin facendo ha perso la sua identità aggressiva e la sua verve, trasformandosi in una squadra anonima, con salvezze conquistate sul filo del rasoio, 2 retrocessioni in Serie B e mosse di mercato piuttosto discutibili. La girandola di allenatori scartati come le caramelle – 27 allenatori e 36 cambi di panchina – non hanno ammorbidito un rapporto non idilliaco con i tifosi, sempre pronti a contestare le sue logiche ma altrettanto pronti a stare vicini al gruppo nei momenti più bui sino ai giorni nostri. Quando c’è stato da gioire, da soffrire e da pagare, nel bene o nel male, Cellino l’ha fatto. E sempre nell’interesse del Cagliari e di Cagliari.
Ora le strade si dividono, noi con gli americani e lui con gli inglesi del Leeds, ma non è detto che in futuro non possano incrociarsi. Addio no, semmai arrivederci. O meglio, goodbye.
Gianmarco Cossu
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