Un’inchiesta di Repubblica dice che sono raddoppiate in dieci anni. Si sa, il governo di Silvio ha trasformato questo Paese in un grande supermercato dove è possibile acquistare di tutto, dal condom alla licenza edilizia in zone protette, basta avere il dané necessario. Le spiagge libere, quelle che hanno accolto per decenni i miei biancori da tramatore nell’ombra, si sono ridotte al lumicino. Dalle mie parti, non si sa per quale maledetto sommovimento geologico, ogni anno quelle che ci sono si assottigliano di qualche metro. Ci sono posti dove fino a qualche tempo fa arrivavo, stendevo l’asciugamano, davo un’occhiata alla popolazione intorno e mi buttavo in acqua. Oggi non trovo manco più un metro quadrato dove stenderlo, l’asciugamano. Sarà perché gli stabilimenti balneari mi hanno sempre fatto girare le palle (una gassosa = 2 euro), ma vederne oggi spuntare come funghi dappertutto, mi indispettisce. Sapete, le mie origini proletarie non sono mai riuscito a soffocarle. Da ragazzino vedevo i figli della ricca borghesia stesi sulle sdraio, sotto l’ombrellone, già unti di creme alle 9 del mattino. E poi quando si buttavano in acqua, c’era sempre il bagnino che sul moscone controllava le loro stanche e viziate bracciate, quelle date distrattamente perché anche il mare si sentiva in obbligo di trattarli da ricchi, con ossequio. Io e i miei amici, invece, arrivavamo in spiaggia dopo un viaggio in autostop, ci toglievamo la maglietta e i pantaloni, che andavano a formare tanti punti scuri sulla sabbia, e via nell’acqua torbida e piena di alghe della spiaggia libera, magari vicina alla foce del fiume, mentre a tre metri di distanza era trasparente e calda come quella della vasca da bagno di casa. Gli unici a non considerare le origini dei bagnanti erano i pesci ragno che, quando decidevano di pizzicare, lo facevano senza guardare il censo né il costume firmato. Le aziende titolari di stabilimenti balneari oggi sono 30mila ed occupano quasi 600mila operatori. Nel 2001 le licenze erano 5.368, oggi sono più di 12mila e occupano 900 chilometri di costa, un quarto di quella balneabile. Questo ambaradan di chalet e concessioni, paga ogni anno all’erario una cifra pari a 130 milioni di euro mentre il fatturato complessivo arriva alla discreta somma di 2,5 miliardi (dichiarati). Si evade, non solo dal solleone delle città, si evade e basta. Chi ci rimette, ovviamente, siamo noi tramatori nell’ombra (mica sono solo io), al pari degli extracomunitari, degli zingari e dei pensionati a basso reddito che, per autonoma decisione, continuiamo a preferire gli open-space a quei carnai disumani e spersonalizzanti dove tutti odorano dello stesso profumo, quello dei soldi e della borghesia putrefatta. A rimettere a posto le cose però, penserà Silvio il quale, come raccontano le cronache, ha deciso di imitare il suo sodale e camerata Umberto Bossi mettendosi intorno un "cerchio magico". Via Bonaiuti, Bondi, 2232, Capezzonee La Russa, dentro la Santanchè, la Biancofiore e il Rossi. Come finiscono i cerchi magici lo sanno tutti, quello di Silvio non sarà da meno visto che si farà forte dell’appoggio dei centri anziani ai quali ha promesso una fornitura annua e gratuita di sollazzi artificiali.
Addio spiagge libere. Sono sempre meno, mal tenute, superaffollate e sporche. Un po’ come l’Italia declassata da Moody’s. Ma tranquilli, c’è il cerchio magico di Silvio.
Creato il 14 luglio 2012 da Massimoconsorti @massimoconsortiPossono interessarti anche questi articoli :
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