L’idea di partenza di questo romanzo autobiografico non era male, ma per i miei gusti è stata affrontata con un impianto narrativo che ha contribuito a creare confusione, se non addirittura un fastidioso senso di straniamento. Vero è, se ho ben capito, che il libro è stato strutturato per descrivere una sorta di viaggio a ritroso nel tempo, grazie all’aiuto di una psicoterapeuta, per consentire alla protagonista di riappacificarsi con se stessa, cercando di trovare la giusta collocazione in un mondo che sembra impazzito. In questo senso, i numerosi episodi descritti, quasi dei racconti a se stanti, restituirebbero bene l’idea dei flashback alimentati dalla terapia e, descrivendo fughe costanti (da un lavoro all’altro, da un appartamento all’altro, da un uomo all’altro), contribuiscono a coinvolgere il lettore nel vortice che ha travolto la protagonista. Resta, però, almeno per me, la difficoltà nel farmi “travolgere” anche emotivamente.