Uscirà il 15 Ottobre "Adele e l'enigma del faraone", nuova saga inaugurata dal prolifico e discontinuo Luc Besson. Il personaggio chiave è proprio una donna, Adele, scrittrice e giornalista, ma soprattutto espressione di un femminismo marcato, in un mondo, quello dell'avventura e dei fumetti in genere (il film è tratto dai testi di Jacques Tardi), dominato dalla chaiave di volta maschile. Louise Bourgoin è la splendida protagonista, adatta ad un cinema popolare e vicino al blockbuster, senza rinunciare a quella piacevole eleganza, tipicamente europea. Vi presentiamo 13 minuti per farvi un'idea del tono della pellicola.
Il blockbuster d' avventura, che ha conosciuto una sorta di revanche con la produzione di Jerry Bruckheimer facendo dell'esoticismo dei "pirati dei Caraibi" e affini un marchio di farbbrica più che di qualità e immettendovi elementi di divertimento famigliare, è piuttosto incline ad una semplice ripetizione di modelli passati piuttosto che di nuove potenzialità. E così "Lawrence d'Arabia" di David Lean rimane imbattutto su un versante autoriale, e il vecchio "Indiana Jones" è il vero punto di partenza, di confluenza e di arrivo per il nuovo cinema d'avventura. D'altronde Spielberg, nel genere, ci sguazza e nonostante un quarto capitolo pessimo (Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo) della saga, ha avuto la capacità di creare delle pagine commerciali e stupefacenti che pur non aspirando ad essere film di impegno, hanno soddisfatto l'esigenza primaria con cui il cinema era nato, nell'ottica di Melies. I mondi di Spielberg, esposti anche alla contaminazione fantascientifica (una postilla che sarebbe meglio affrontare altrove) hanno rappresentato il ritorno al "cinema della meraviglia", arrivando a colpire lo spettatore con le stravaganze visive e i territori inesistenti. Da "Lawrence d'Arabia" siamo passati ai peplum d'avventura Italiani, senza dimenticare la qualità di John Huston (altro pianeta, altro mondo), fino ai mondi primordiali o futuristici che passano da "Jurassic Park" ad "Avatar". In alcuni casi, l'espediente degli effetti speciali non è servito a salvare i film. "Il mistero dei templari" con un imbolsito Nicolas Cage e la saga de "La mummia" con il bambolotto Brendan Fraser hanno confermato che il genere può compiere passi falsi e cadere nella ripetizione fine a sè stessa o meglio, nella stupidità.Lo stesso Spielberg, come detto, ha subito uno smacco con l'ultimo capitolo della saga di "Indiana Jones", in cui si è distinta la bravura di Cate Blanchette, villain femminile attraente e mascolina. E se già il primo "Il giro de mondo in 80 giorni" del 1956, nonostante gli Oscar,è un prodotto di valore medio, pessimo è il rifacimento con Jackie Chan del 2004. Si può intendere come Jules verne abbia difficoltà intrinseche di trasposizione. Considerando il romanzo "Viaggio al centro della Terra", le due versioni del 1993 e del 2008 (l'ultima in 3D e con Fraser) sono piuttosto sconcertanti per pochezza di idee. E le idee latinano, visto che una saga modesta come "Mr. Crocodille Dundee" ha trovato finanziamenti, nonostante la pochezza. Il cinema Europeo con l'avventura ha problemi di budget. Ma "Adele" può essere in parte figlia di quella "Angelica" di Anne e Sege Golon, non per contesto, ma per tempra, con la differenza che il feuilleton è carico di azione e stravaganza, sul modello statunitense. Se poi parliamo di Ridley scott, i suoi film sono un misto di cinema e fiction, a volte riusciti, a volte no.
"Adele e l'enigma del faraone" e i film d'avventura di ultima generazione
Creato il 04 ottobre 2010 da Ludacri87Possono interessarti anche questi articoli :
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