Se qualcuno pensava di essere al sicuro dalla speculazione internazionale, ieri dovrebbe aver capito che questa sua presunzione è quanto mai errata.
Dopo aver preso di mira i paesi più piccoli ed economicamente più deboli dell'Unione Europea, Grecia, Irlanda e Portogallo, aver poi azzannato prede più grandi, come la Spagna, e infine quella che sembrava la vittima più grande, quell'Italia che è la terza economia della comunità europea, la speculazione è improvvisamente saltata al collo dell Francia, senza aver nessun timore della grande potenza europea e senza rispettare nessuna presunta "grandeur".
Tutto è iniziato l'otto agosto, quando nelle "fumose sale da trading londinesi" pare sia cominciata a circolare la voce del possibile declassamento del debito pubblico francese (la Francia è uno dei paesi che detiene la tripla A).
Una voce insistente che, nonostante solo pochi giorni prima l'agenzia Standard & Poor's avesse lodato la politica finanziaria francese e avesse confermato il suo giudizio di massima affidabilità, i mercati hanno considerato attendibile, se nella giornata di ieri hanno sferrato un massiccio attacco contro la borsa francese e soprattutto contro le banche francesi e in particolare contro la seconda più grande banca francese, la Societe General, che i soliti roumors indicavano in crisi di liquidità.
Gli effetti non si sono fatti attendere e tutte le borse europee e poi quelle americane hanno ripreso a scendere vorticosamente, con i titoli bancari a trascinare le vendite, con Societe General in testa al gruppo. Ben il 20% la perdita accusata dalla banca francese alla fine della giornata.
A distanza di 24 ore ancora non si conosce l'identità dell'agenzia che potrebbe aver messo in discussione la tripla A della Francia e sebbene molti diano per scontato che il pericolo del downgrade fosse reale nessuno sembra in grado di farne il nome (e tutte e tre le grandi agenzie americane si sono affrettate a confermare il loro giudizio di massima affidabilità).
Intanto la stessa Societe General chiede un'inchiesta sulle voci "prive di fondamento" circolate ieri, ma intanto il danno era stato fatto ed è risultato ingentissimo.
Ancora una volta si è dimostrato come i mercati finanziari sono ormai in mano a poteri che agiscono senza rispettare alcuna regola alla ricerca del profitto ad ogni costo, risultato di una politica deregolatrice di classi dirigenti che hanno abdicato ad ogni potere decisionale e di controllo, lasciando il campo ad elites finanziarie che agiscono senza alcun principio etico, perseguendo soltanto il proprio fine di diventare sempre più ricche e potenti.
Il mercato non può regolarsi da solo e le teorie di Milton Friedman applicate al mercato reale a cominciare dagli anni 70' del secolo scorso hanno creato un mostro pronto a divorare l'economia dell'intero pianeta.
Nessuno può ritenersi ormai al sicuro e dopo la Francia anche la Germania deve sentirsi minacciata. La signora Merkel deve abbandonare ogni cautela e fare finalmente quello che avrebbe dovuto fare fin dall'inizio della crisi dell'Euro.
In fondo Deutsche Bank non è in condizioni migliori di altre banche europee e qualcuno, in qualche fumosa sala da trading londinese, potrebbe cominciare a pensare che anche la tripla A della Germania è poi così meritata.
Se i grandi d'Europa avessero salvato la Grecia subito e senza esitazioni la crisi sarebbe costa un terzo di quanto costa oggi, ma le paure, i calcoli politici, la presunzione di essere intoccabili ha frenato la ragione.
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