E così sabato mattina ci siamo armati di buona volontà e, polpacci in spalla, siamo andati a camminare. Appena entrata nella scuola per il raduno, sono stata assalita da una zaffata di corpi umani in fermento: quell’odore che non sentivo da secoli, di carne umida e umori abbondanti, un misto di cuoio capelluto sudato e pelle sebacea, agrumi rancidi e humus.
L’odore dell’adolescenza è insopportabile.
Eravamo talmente tanti che la vicinanza con quelle ascelle inconsapevoli era senza scampo: effluvi di scalogno tritato assalivano il mio naso a ondate regolari, tramortendomi. E’ colpa delle mamme, che non hanno spiegato ai loro figli l’esistenza del deodorante, o cos’altro? Effettivamente io ricordo che acqua e sapone non erano esattamente le priorità di molti coetanei: erano altre le afflizioni che imperavano.
Accanto allo shock olfattivo, però, quest’esperienza mi ha ricordato anche la prepotenza ormonale che sta alla base di quegli odori di stracci bagnati abbandonati sul pavimento: e allora ho riconosciuto la voluttà in ogni centimetro di pelle nuda, in ogni movimento d’anca malizioso.
Li guardavo scattare, saltare, urlare, cantare, pensando che ogni 100 metri percorsi erano una sega in meno nell’arco della settimana, perché il testosterone in qualche modo deve esplodere e in certi casi è salutare che lo faccia attraverso gambe e fiato.
Però se usassero il deodorante e il sapone si starebbe tutti meglio.
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