Adolescenti e il Web, quali sono i rischi che corrono?

Creato il 28 giugno 2012 da Belloweb @belloweb2

La maggior parte degli adolescenti presenti sui vari social network sono potenzialmente a rischio, secondo le ultime affermazioni da parte di Melanie Cole, direttore di McAfee, sezione Consumer Marketing APAC.

Mentre i vari social network come Facebook – nato inizialmente per tenere in contatto studenti in un campus universitario- la crescita in seguito di queste piattaforme ha coinvolto sempre più giovani, fino agli adolescenti compongono quasi la maggior parte degli utenti: questo però comporta dei rischi secondo le ultime ricerche.
Proprio la McAfee ha recentemente condotto una ricerca on-line insieme a società di ricerca, la TNS, per approfondire e scoprire che cosa fanno realmente online questi ragazzi.
Una delle principali conclusioni della relazione, dal titolo Vita Segreta dei Giovani, è che i ragazzi trascorrono in media 3,6 ore online nel corso di una giornata normale.

"I giovani inoltre sostengono che la maggior parte del tempo trascorso online viene effettuato tramite computer portatili, desktop e smartphone", ha detto la Cole: i collegamenti da computer portatili vengono rapportati in un 56 % dei casi, seguita dal desktop al 33 % e da smartphone al 20 %.
Il modo più comune che gli adolescenti usano per "ingannare" i loro genitori sull’utilizzo dei social network è la chiusura dell’accesso da parte del genitore (36%); il 30% ripulisce la cronologia del browser, e il 19% utilizza altre connessioni, in modo da non apparire sulle cronologie della linea di casa.
Non è certo una sorpresa che il 27 % degli adolescenti sono utenti di Facebook, e il 29 % di Google+, mentre Skype compare al terzo posto con il 15 % di utenti.
Inoltre è stato appurato che ben il 94% degli adolescenti è utente a più di un social network, e l’indagine ha rivelato che l’età media di chi si iscrive per la prima volta ad un social è di 13 anni: "E dei ragazzi intervistati, ben il 27 % avevano un’età addirittura inferiore ai 13 anni "ha detto Cole.


Continuando ad aggiungere particolari a questa indagine la Cole ha anche affermato che "Inoltre, il 46 % ha affermato che sono stati aiutati dai loro genitori ad iscriversi ed impostare i dati dei loro account."
Quando è stato chiesto il motivo principale dell’utilizzo del social network il 45 % degli intervistati ha ammesso di cercare aiuto con i compiti di scuola o per lavori.

Tuttavia, come indicazione della diversità di interazione sui social network, il 38 % ha scelto l’opzione "nessuno di questi."
Riguardo l’atteggiamento dei genitori, l’80% degli intervistati ritiene che i loro genitori abbiano fiducia in loro, e che credano che sia giusto tutto ciò che concerne la loro attività online. Il secondo risultato pari al 67 %, era che i ragazzi affermano che i loro genitori conoscono solo una parte di ciò che fanno online, ma "non tutto".
Dall’analisi di quali tipi di messaggi vengono pubblicati e visualizzati dai ragazzi sul social network, è risultato che bestemmie e linguaggio inappropriato sono in cima alla classifica con il 26 % dei casi, seguita dai commenti di terze persone al 19 % e la pubblicazione con relativi commenti di foto di loro stessi o di altri al 18%.
"Un commento sulle vostre attività che non vorresti far conoscere ai tuoi genitori è risultato al 15 %, seguito dall’attività di mettersi in contatto con qualcuno al 14 %", ha detto Cole.
Il nuovo fenomeno del Cyberbulling è stato argomento e fonte di discussione nei media in questi ultimi anni, così quando i ragazzi sono stati testimoni di fatti riconducibili ad esso sui social network, il 42 % si è dimostrato contrario e pronto a combatterlo, o perlomeno a non condividerlo.

Il 38 % ha affermato che nel caso in cui fosse stato preso di mira dal Cyberbulling ne avrebbe parlato ai genitori, ma il 28% ha ammesso di non fare nulla.
Da qui si è dunque appurato che "In genere ben il 91 % degli adolescenti ha visto un comportamento crudele avvenuto su Facebook," ha detto Cole.
L’indagine ha esaminato i tipi di informazioni personali pubblicate on-line, soprattutto quando si trattava di percezione di ciò che sembrava più o meno "pericoloso".
Il loro indirizzo di casa (97 %), il numero di telefono (96 %) e il numero di cellulare (95 %) sono stati identificati come dati pericolosi per la loro incolumità secondo gli adolescenti, mentre le proprie foto e i posti frequentati -e dunque in cui poter localizzare i ragazzi- consisteva in 64 % per le foto e il nome della loro scuola al 36%.
L’accesso accidentale a nudità o pornografia è un altro argomento scottante: è facile accedere anche soltanto cliccando su un annuncio -41 %- mentre cliccare su un link inviato da un amico o un conoscente riconducibile ad un video su YouTube comprende il 28 % dei casi. L’accesso intenzionale a video o foto di nudi e pornografia avviene invece nel 20% dei casi, ha concluso la Cole.


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