Bambini e ragazzi che passano ore davanti alla Tv, giocando con i videogames o navigando in Internet senza che vengano loro imposti dei limiti da parte dei genitori: è quanto emerge da un'indagine commissionata dal movimento genitori Moige (http://www.moige.it/#) al professor Tonino Cantelmi della Lumsa e presentata questa mattina alla Camera.
A commento dei dati il Moige parla di una vera e propria "emergenza educativa" dovuta a "un utilizzo non responsabile e soprattutto non mediato dagli adulti" delle nuove tecnologie che "potrebbe condurre i ragazzi a condizioni psicopatologiche o a situazioni di isolamento sociale".
Ad allarmare i genitori sono soprattutto alcuni risultati secondo cui gli adolescenti (14-20 la fascia d''età sottoposta a indagine) sembrano praticare in modo frequente il sexting e il cyberbullismo.
La prima pratica, forse meno nota, consiste nell'invio di foto e video hard e riguarda il 60% degli intervistati, i quali non hanno avuto difficoltà ad ammettere di essersi in questo modo divertiti.
La seconda, sicuramente più conosciuta, consiste nell'utilizzare filmati e foto per prendere in giro amici e compagni, cosa che dichiara di aver fatto almeno una volta 1 ragazzo su 5.
Chat e social network sono i mezzi attraverso cui vengono veicolate le immagini che poi, per un effetto moltiplicatore, finiscono per raggiungere molte più persone di quante si sarebbe pensato, oltre a "marchiare" in modo pressocché indelebile chi ne è colpito a causa della loro permanenza sul web.
Allarme anche per quanto riguarda l'uso dei videogiochi. E non solo perché 1 su 5 dichiara di trascorrere con questo passatempo da una a tre ore al giorno, ma anche perché più della metà afferma di identificarsi con il protagonista, il che fa ipotizzare che giochi molto violenti possano influenzare negativamente chi li pratica.
A sconcertare è anche il ruolo dei genitori, così come emerge dalle interviste, che appare molto passivo: il 40% del campione dice infatti di essere libero di navigare senza limiti in Rete.
Tutto questo non deve portare a una demonizzazione delle tecnologie, le cui potenzialità possono essere utilizzate anche in modo positivo.
Sicuramente però c'è un deficit di conoscenza che va colmato da parte dei genitori in questo campo, anche perché l'evoluzione di strumenti quali chat e social network è talmente rapida e continua che spesso mamme e papà faticano a stare al passo.
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