RECENSIONE E’ difficile trovare le parole giuste per dare un parere su un romanzo che ha alle spalle un’intenzione compositiva così particolare e un risultato finale così ricco di spunti e considerazioni. L’unica certezza è che, comunque sia, l’intreccio tiene ben viva l’attenzione del lettore e lo stuzzica, proponendogli a getto continuo eventi, riflessioni e rivelazioni.
Sentita e attuale la riflessione amara sulla staticità della vita che si nasconde dietro i nuovi media: sembra quasi preistoria, ma vi ricordate di quando passavate il pomeriggio attaccati al computer su Msn a spettegolare con gli amici di quello che succedeva a scuola, spesso intrattenendo quattro conversazioni contemporaneamente e perdendovi, magari, l’unica che realmente vi interessava? E le ore passare a leggere gli Spaces personali dei vostri amici, che ci scrivevano assurdità, sfoghi e fiumi di parole sulla ragazza che magari piaceva anche a voi? Un passato non troppo lontano (ora c’è Facebook e le cose sono un po’ cambiate), ma che è scolpito nella memoria dei ragazzi della mia generazione e che in queste pagine rivive con tutto il suo splendore di vuotezze e inettitudine, perché in fondo questo veicolavano queste serate, passate da spettatori delle vite altrui.
Trovo Dani lì, ad aspettarmi su Messenger. Mi chiede come mai non sono stata rintracciabile tutto il pomeriggio, le dico che avevo bisogno di ritagliare un po’ di tempo per me. Poi balza in conversazione con noi Giovanni, il fidanzato, che, interrompendo i nostri discorsi, propone una festa un po’ particolare. Io non ne ho tantissima voglia. Mi alzo per andare a bere e al mio ritorno noto che, anche senza il mio consenso, quella casa virtuale si è ingrandita lasciando entrare un bel po’ di gente, per lo più sconosciuti. Cerco di capire chi possa essere nascosto dietro a soprannomi di cui non riesco a cogliere il senso, poi guardo le immagini personali: poche foto reali, pochi occhi profondi, poche pose spontanee. Leggo inutilità in tutte quelle chiacchiere, mi annoiano a morte. Ma sarà sicuramente per la stanchezza, non trovo altra spiegazione perché so che, per il mio spirito curioso e forse anche un pochino indiscreto, dovrei essere lì, come Sherlock Holmes, pronta a indagare su ogni singolo indizio con una lente d’ingrandimento che non faccia passare inosservata nessuna sottigliezza. Daniela prova a scrivermi qualcosa ma ogni sua frase viene interrotta dalle conversazioni altrui, allora scelgo la via più semplice, lascio perdere tutte quelle finestrelle e le telefono.Ed è in una serata così che i protagonisti, Cristian e Valentina, si conoscono, in chat, e le loro vite cominciano a incrociarsi senza mai collidere l’una contro l’alta, fino alla resa dei conti finale. Sì, perché Cristian e Valentina hanno una gran quantità di cose in comune: queste coincidenze elettive legate ad eventi traumatici si portano dietro un alone di serendipità che ricorda gli espedienti narrativi di certi film americani (penso a Return to me e a Bounce, giusto per citarne due). Non dirò di più per non spoilerare, ma questa è la parte che – per mio gusto personale – mi ha convinta di meno, perché la rivelazione sconvolgente è appunto fin troppo eclatante, troppo studiatamente teatrale per un romanzo che nasce delicato come questo.
Ben più riusciti e brillanti, invece, i vari intrecci amicali e sentimentali, che vedono coinvolti i personaggi, molto ben costruiti, dei due migliori amici dei protagonisti, Daniela e Giovanni, adolescenti più “pratici” che sognatori, alle prese con ulteriori problemi legati alla crescita e alla presa di coscienza delle proprie responsabilità.
Il culmine del libro è costituito dalla festa finale, in cui si prospettano numerosi scenari che vengono abbattuti uno di seguito all’altro in un continuo di evoluzioni, lasciando il fiato sospeso sul delineamento del quadro conclusivo.
Insomma, un’opera di esordio che merita di essere letta, uno stile vivo e fortemente adolescenziale (nel senso buono del termine) quanto a intensità e convinzione; il continuo avvicendarsi delle due voci (Cristian in tondo e Valentina in corsivo) è incredibilmente fluido, non ci sono lacune di senso o assurdità, che sono una trappola comune a questo genere di narrazione. Per cui, l’elogio è d’obbligo anche all’ottimo lavoro di editing che c’è dietro. Alcune inevitabili ingenuità romantiche e la rivelazione “tragico-americanata” di cui parlavo prima non pregiudicano assolutamente la piacevolezza della lettura, che raggiunge una profondità davvero rara per uno scritto così precoce. Personalmente aspetto nuove prove di questi due promettenti autori.