Adozioni gay: gli studi scientifici dicono no?

Creato il 12 aprile 2013 da Alby87

Occupiamoci ancora una volta di questo tema. L'UCCR ci grazia qui con un delizioso esempio di Gish Gallop. Sapete cos'è? Usato dal creazionista Gish nei dibattiti con gli evoluzionisti, è un trucco retorico basato sulla teoria della montagna di merda: ci vuole molto meno a spalare tanta merda addosso a qualcuno o a qualcosa, che a rimuoverla. Gish spara di solito decine di argomentazioni tutte completamente infondate, e ci mette qualche minuto a farlo. Per rispondere a tutte però ci vorrebbero ore o giorni, così fa la figura di quello che "ha vinto il dibattito". È chiaro che il caso qui è lo stesso, ci vorrebbe una vita per analizzare singolarmente tutti i singoli studi riportati in quell'articolo, ma si può risparmiar tempo fornendo alcun criteri per l'eliminazione di quelli inutili. Quanti saranno gli studi coinvolti? Venti? Venticinque? Trenta? Non li ho contati, perché tanto la maggior parte di essi possono essere messi da parte molto rapidamente. Cimentiamoci dunque a smontare questo Gish Gallop:

Primo criterio:

Vanno esclusi rapidamente dalla lista gli studi pubblicati su Psychological Reports. Si tratta della rivista preferita dagli omofobi, per una ragione molto semplice: non rigetta quasi mai un articolo e bisogna dare un contributo per la pubblicazione (cosa rarissima nelle riviste di settore di psicologia). Ovvero, molto semplicemente, si tratta di una rivista a pagamento che non dà la minima garanzia di serietà e controllo su ciò che pubblica. Questo si riflette sull'Impact Factor della rivista, ovviamente: nessuno scienziato legge o cita o considera minimamente Psychological Reports. Averci pubblicato sopra è praticamente come aver pubblicato su TV Sorrisi e Canzoni (beninteso, anche su TV Sorrisi e Canzoni possono essere scritte cose corrette, ma di sicuro la scienza non lo certifica).

In generale, guardate dove è stato pubblicato lo studio. Ho cliccato su uno a caso ed era fatto dalla "Catholic University of America". Non voglio avvelenare il pozzo, ma è chiaro che qi c'è un conflitto di interessi pesante. Fra l'altro, non vedo perché non dovrei farlo notare, visto che come argomento contro l'APA, ad esempio, lo stesore cita il fatto che la loro principale ricercatrice è lesbica.

Fra l'altro, c'è addirittura una studio che la fonte non la riporta proprio ...

Secondo criterio:

Eliminiamo le opinioni personali. Fra gli "studi scientifici" lo stesore ha incluso indebitamente dichiarazioni private di singoli studiosi, o addirittura di non studiosi, e lettere a riviste. È chiaro che le opinioni, per quanto possano essere titolate (e non mi risulta neanche che queste lo siano) non sono rilevanti e non sono "studi scientifici", soprattutto.

Terzo criterio:

Molti di questi studi si concentrano sul ruolo specifico della figura paterna e di quella materna. L'assunto alla base di tali analisi è che si va a studiare una specifica struttura familiare, la famiglia tradizionale occidentale, in cui automaticamente, sotto l'influenza di vari fattori sia culturali che pratici, si determinano specifiche relazioni fra figli e genitori. In una famiglia omoparentale si determineranno relazioni di tipo radicalmente diverso, ma simili studi non autorizzano ad un confronto qualitativo perché il background è differente.

In generale, non vanno tenuti in considerazioni quegli studi che fanno l'assunzione di partenza di una situazione eterogenitoriale. Se nella famiglia tradizionale il padre assume un determinato ruolo e svolge determinati compiti, questo non vuol dire che quel ruolo, quel rapporto e quei compiti non possano esistere in diversi modelli familiari, distribuiti in maniera diversa.

Quarto criterio:

Alcuni studi si soffermano sull'orientamento sessuale dei figli. Qui non c'è molto da dire, semplicemente essere gay non è una patologia. Ciò che sappiamo è che i figli di coppie omoparentali sono (IN MEDIA; ricordiamoci sempre che stiamo parlando di statistica, e non di singoli casi) più propensi a sperimentare col proprio sesso, e forse ad identificarsi come omosessuali. Ma non è un male o una patologia e non c'è nessuna epidemia gay in corso, anche se è palesemente, triste notarlo, quello che si vuole suggerire.

Quinto criterio:

Leggete quanto ho scritto nell' articolo su Regnerus, nonché in quest'altro scritto sul medesimo tema, perché in quell'occasione ho risposto, oltre che al Regnerus stesso, anche a quelle pubblicazioni che, senza portare dati propri, si limitano a criticare sterilmente (e in modo abbastanza cavilloso) tutti gli studi seri sull'argomento fatti finora. In generale, tali critiche puntano tutto su un'ideale di perfezione nella scienza sociale che è di fatto irraggiungibile, e pretendono di usare tali critiche per abbattere l'intero filone di studi.

Hanno ragione, a mio avviso. La mia idea, che ho già espresso altrove, è che la scienza abbia pretese eccessive quando vuole categorizzare e schematizzare tutti i possibili rapporti sociali, e trarne addirittura delle prescrizioni. Quindi abbattiamoli tutti gli studi a favore, ma dovremo abbattere anche tutti quelli contro.

Sesto criterio:

Molti di quegli "studi" sono interpretati appositamente in modo tale da suggerire ad esempio la più infame delle calunnie, ovvero la correlazione fra omosessualità e pedofilia, o fra omosessualità e violenze domestiche e via dicendo.
Si tratta della peggiore e più infondata propaganda omofobica, ma purtroppo qui devo darla vinta a Gish: per esaminare queste specifiche accuse ci vorrebbe, o per meglio dire, ci vorrà, un articolo a parte. Ma fidatevi, è roba veramente indegna. Per chi conosce l'Inglese, comunque, ci sono delle confutazioni molto complete qui, ad esempio.

Settimo criterio:

Studi che operano una generalizzazione indebita. Alcuni studi, ad esempio, individuano una minore stabilità in media delle coppie omosessuali, o un maggior numero di partner sessuali. Ovviamente sono gigantesche semplificazioni, ma soprattutto, si tratta di dati medi. Io sono un'amante della statistica, ma consideriamo a cosa serve la statistica: essa riassume grandi quantità di dati, tagliando fuori informazioni ritenute meno importanti, è un'operazione di taglio. Nonostante la statistica tagli fuori molti dati, spesso è necessaria. Spesso ma non sempre, attenzione: quando si affida un bambino la coppia affidataria viene valutata per la sua singolarità, non è una statistica ma un dato completo, e c'è tutto il tempo e il modo di studiarne l'adeguatezza al compito genitoriale. Dunque parametri come la stabilità della coppia e l'adeguatezza psicologica dei futuri genitori possono essere studiati individualmente. Questo rende la statistica nel caso di specie del tutto inutile ed anzi perfino dannosa: sappiamo che molte coppie lesbiche durano meno delle coppie eterosessuali (forse), ma noi non dovremo valutare tutte le coppie lesbiche, solo quella che abbiamo davanti. Quindi l'errore qui è passare da "molte" a "tutte", è un illegittimo.

Bene, i criteri fondamentali che ho messo su finora permettono al lettore, in piena autonomia, di valutare per quello che rileva alla causa delle adozioni gay (ovvero niente) qualcosa che ad occhio sarà tipo il 95% degli "studi scientifici" riportati dallo stesore.

Vediamo un po' quelli restanti, che sono anche molto divertenti.

Cominciamo dalla fine perché è un caso simpatico davvero. Clicchiamo sul link dello studio di Moore, che evidentemente hanno messo lì sperando che nessuno usasse, e leggiamo quello che vediamo nella prima pagina:

Nota: Questo riassunto compendia la ricerca svolta nel 2002, quando né le coppie omoparentali né i genitori adottivi erano identificati in ampi sondaggi su scala nazionale. Di conseguenza, da questa ricerca non possono essere tratte conclusioni riguardanti il benessere di bambini cresciuti da genitori dello stesso sesso o da genitori adottivi.

Mi spiego? Neanche i genitori adottivi tradizionali sono inclusi! Insomma evidentemente chi l'ha linkato non l'ha manco letto. Che pena.

Diamond 2007 (per come è usato qui) è un capolavoro di deduzioni inappropriate: il crimine di cui si accusano le donne lesbiche è di aver cambiato almeno una volta identità sessuale fra i sedici e i ventitré anni di età. Ovvero come tutti i gay del pianeta, che a sedici anni dicevano di essere etero, e magari ci credevano pure, per evitare di dover affrontare le discriminazioni. Forse è lo studio più insignificante della lista...

O forse no, il Feldman lo supera. Il Feldman mi piace, per carità, è uno studio di neuroscienze, è il mio ambito. Ma tentare di comprendere cosa c'entri con l'argomento delle adozioni gay va oltre le mie capacità. L'argomento trattato è semplicemente il ruolo dell'ossitocina nei legami sociali, fra cui anche quelli coi genitori. Ovviamente l'autore non avrà studiato famiglie omoparentali, se lo farà troverà che l'ossitocina è coinvolta, dopotutto è coinvolta in tante di quelle funzioni che mi stupirei del contrario.

E adesso Potter e critiche a Rosenfield: li consideriamo insieme perché l'argomento trattato è molto simile: il peggior rendimento scolastico medio dei bambini cresciuti in famiglie omoparentali.

La spiegazione? Ce la dà la stessa Potter:

Differences in academic achievement associated with living in traditional and nontraditional families are largely reflective of the transitions and changes that accompany the formation of such households and less clearly indicative of any inherent deficiencies in these family structures

Same-sex parent families are often created through a series of changes to and transitions in children's family structure; therefore, the view of the family incorporated into this study provides a more realistic account and reflection of the experiences of these children

Le differenze nei risultati accademici associati con la vita in famiglia tradizionali o non tradizionali riflettono grandemente le transizioni e i cambiamenti che accompagnano la formazione di queste famiglia, e sono meno chiaramente indicative di deficit inerenti a queste strutture familiari.

Le famiglie omoparentali sono spesso create attraverso una serie di cambiamenti e transizioni nella struttura della famiglia del bambino; dunque, la visione della famiglia incorporata in questo studio fornisce un resoconto più realistico e riflette le esperienze di questi bambini.

Insomma il trauma non è la famiglia omoparentale, ma il passaggio spesso traumatico che ha prodotto quella situazione, e che spesso è un divorzio o una forte rottura con tutti gli stress connessi a quella situazione. Si tratta dello stesso errore del Regnerus, e questa spiegazione ovviamente si adatta anche alle critiche poste a Rosenfield; non ho potuto leggere gli studi originali che sono a pagamento, ma è imperdonabilmente sbrigativo accusare le famiglia omoparentali di essere situazioni deficitarie, quando di fatto è ben noto che spesso nascono in seguito a traumi e divorzi. Di fatto, nello studio di Potter è un dato abbastanza chiaro che non c'è differenza sostanziale fra le famiglie omoparentali e altre strutture familiari non tradizionali, mentre altri studi mostrano nettamente come invece siano spesso meglio. A ciò si aggiunga che ovviamente la buona riuscita accademica è solo un aspetto della vita di un uomo, non necessariamente il più importante, andrebbe fatto un bilancio complessivo.

Insomma, la solita fuffa. Ma ormai non siamo più sorpresi.


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