Affamare il cancro, nutrire la salute

Da Nicla

Di che cosa si nutre il cancro?

La domanda è tutta meno che retorica. E l’epigenetica oggi, ovvero la scienza che studia i meccanismi di regolazione dell’informazione presente nel codice genetico, ce lo insegna a chiare lettere. Non c’è solo il DNA per regolare il metabolismo ed il destino cellulare.

Ma che cosa lo regola?

La scienza oggi individua un mondo molto più complesso e articolato all’interno del nostro corpo. Un universo di intrecci e collegamenti che gettano le basi a nuove sfide ed opportunità da mettere in campo non solo nella prevenzione ma anche nella terapia delle diverse patologie tumorali.

Ieri sera, alle telecamere del nostro LIFE STYLE SEMINAR, il portale di formazione continua promosso da Be4eat e da tutto il mondo scientifico che ruota intorno a questi temi, la dott.ssa Tiziana Toso, biologa nutrizionista specialista in Scienze dell’Alimentazione, ne ha dato un rapido assaggio.

L’ambiente esterno” ha spiegato “ovvero il contesto in cui le cellule si trovano, crescono, si nutrono e si alimentano, gioca un ruolo fondamentale nell’espressione genetica di una malattia, sia essa tumorale o di altra natura”.

Per questo conoscere come il cancro e le sue cellule si nutrono, si moltiplicano e si comportano ha un valore centrale nella lotta ad una delle principali piaghe del mondo moderno.

“1 persona su 2 nata dopo il 1960 si ammalerà di tumore nel corso della sua vita”.

A dirlo il  British Journal of Cancer (2015) che nelle previsioni per il prossimo futuro è tutto meno che roseo.

Tuttavia, come ha precisato la dott.ssa Toso, “il vero problema oggi non sono le previsioni, bensì la mancanza di conoscenza. Se da un lato la ricerca prosegue, infatti, in pochi o praticamente nessuno applica quanto si sta dicendo e scoprendo”.

 Che cosa ci dice, dunque, la scienza ?

Sono 7 le ore di lezione e approfondimento registrate dalla dottoressa all’interno del portale del Life Style Seminar per illustrare tutto ciò che nella ricerca medico scientifica si sostiene da anni.

Sette ore per dire come la membrana cellulare, costituta da grassi, sia in grado di modulare i segnali che dall’ambiente esterno alla cellula giungono al suo interno raggiungendo il nucleo e inducendo la sua risposta su specifiche regioni del DNA (sintesi proteica-enzimi).

Lo studio della membrana cellulare è centrale nella lotta al tumore- ha spiegato la Toso-. Essa infatti è in grado di lavorare in sinergia o in completo antagonismo con il DNA, inviando segnali e regolazioni di massima importanza per il destino di quella cellula. Semplicemente studiandone la composizione oggi è possibile capire l’indirizzo assunto dal nostro corpo verso lo sviluppo o meno di una patologia, regalandoci la possibilità di intervenire con una dieta vestita su misura per ogni singolo soggetto”.

Perché di dieta si tratta quando si para di membrana cellulare, composta per lo più da grassi.

Capire di quale grasso siamo carenti attraverso un esame di lipidomica e prendervi rapido provvedimento attraverso la dieta è oggi una delle strategie più semplici e vincenti nella lotta alle patologie degenerative” ha concluso.

Ma non è solo questione di grassi.

Anche le proteine sono importanti. Ma quali? E quante?

“Secondo l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della sanità, il fabbisogno proteico dell’uomo non deve superare il 10% dell’apporto calorico giornaliero- ha spiegato la Toso-. Questo significa circa 0,6 grammi per chilo di peso corporeo ideale. In pratica sono sufficienti 36 g di proteine su un peso di 60 kg e 45g di proteine per un peso di 75 kg”.

Per chiarire: 30 g di parmigiano (pari a circa 6 cucchiaini) contengono 10 g di proteine, 1 panino con hamburger 13 g, un etto di pastasciutta 4,7 g.

Che il mondo occidentalizzato stia assumendo troppe proteine è una indicazione che da anni arriva dalla scienza contemporanea (nei moduli di approfondimento tutte le indicazioni bibliografiche). Indicazioni che anche l’Italia con la revisione del 2014 dei LARN, ovvero dei livelli di assunzione di riferimento di nutrienti, ha iniziato a recepire abbassando relativamente i valori proteici ideali per la popolazione italiana  (0,71-0,9 g/kg p.c).

Eppure in pochi sanno, e ancora in meno applicano i nuovi dettami dietetici ignorando i diversi studi americani ed europei che associano all’eccesso di proteine (oltre il 12%), e in particolare di proteine di origine animale (con quelle vegetali anche oltre il 20% non sono stati riscontrati problemi), un contributo alla crescita cellulare.

Saper modulare il contributo proteico giornaliero, scegliendo la fonte corretta e la distribuzione giornaliera nel piatto secondo quanto indicato da Harvard pochi anni fa è una ulteriore strategia, semplice ma efficace, nel controllo della prolificazione cellulare del tumore ha chiarito la dottoressa.

Dobbiamo prendere atto che lalimentazione può essere determinante nel creare un ambiente favorevole o sfavorevole alla crescita del tumore, con effetti variabili a seconda del tipo di tumore e della sua localizzazione.”

Ecco quindi che per contrastare il cancro, sono 8 le possibili strategie di intervento:

potenziare la sorveglianza da parte del sistema immunitario

  1. ridurre/ eliminare l’infiammazione e le cause di possibile infiammazione
  2. controllare la risposta glicemica e la produzione di insulina equilibrio delle nostre membrane cellulari
  3. mantenete efficiente la tiroide
  4. mantenere il fegato efficiente
  5. mantenere adeguati livelli di vitamina D
  6. produrre adeguate quantità di melatonina
  7. ridurre o bloccare l’angiogenesi del tumore
  8. ossigenare” il tumore che crescendo in un ambiente anerobico, ovvero senza ossigeno, viene messo in difficoltà da un ambiente adeguatamente ossigenato ad esempio grazie ad una corretta attività fisica.

Ad una ad una, la dottoressa ha spiegato come influire attraverso semplici strategie alimentari, ma non solo, sui diversi fattori capaci di intervenire sullo sviluppo ed espressione delle patologie tumorali.

Nello specifico, il controllo glicemico si è dimostrato quello più importante.

La produzione di insulina da parte del pancreas dopo l’ingestione di alimenti che contengono carboidrati – ha illustrato la dottoressa- è infatti accompagnata dalla produzione di un un potente fattore di crescita cellulare, l’ IGF1, che oltre a far crescere le cellule buone, aiuta anche a prolificare quelle tumorali”.

Che cosa influenza l’indice glicemico degli alimenti?

  • i tempi di cottura
  • la conservazione degli alimenti
  • e la compresenza corretta di grassi e proteine nello stesso pasto.

Appare chiaro che affinché una alimentazione possa essere davvero efficace nella lotta al cancro deve essere adeguatamente conosciuta, impostata e modulata” ha concluso la Toso. “Ma è certo che si tratta di una strategia valida. E le evidenze scientifiche a sostegno lo dimostrano sempre di più”.

Per visionare i 4 moduli di approfondimento registrarti dalla dott.ssa Tiziana Toso all’interno del portale del Life Style Seminar e porre così domande al relatore, clicca qui.


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