Una collaborazione d'eccellenza quella tra Inafune e il Team Ninja. All'E3 abbiamo provato un gioco folle e divertente
Yaiba: Ninja Gaiden Z sembra essere proprio quello che ci voleva nella vita di Ninja Gaiden. Dopo l'ultimo capitolo che non ci aveva fatto per niente impazzire, ci siamo domandati a più riprese come la serie avrebbe potuto rinnovarsi e distinguersi nella marea di action che vengono pubblicati a spron battuto da decine di software house. Questo Yaiba non può essere considerata una vera e propria ripartenza per Ryu e soci, visto che si tratta di una sorta di spin off, ma è la summa dello spirito necessario per ridare alla saga quel lustro che sembra essersi perso dopo la dipartita di Itakagi. Per questa idea un po' folle, è stato chiamato niente meno che il gentilissimo Inafune, papà di Megaman e di Onimusha (tra gli altri), che dopo la dipartita da Capcom è libero di lasciare il segno un po' dove gli pare. L'abbiamo incontrato all'E3, dove ci ha parlato di una Tecmo Koei assolutamente volenterosa di lasciarlo sperimentare, di non mettergli troppi vincoli e di dargli tutto il supporto necessario perché ne venisse fuori il miglior titolo possibile. Nella fiume in piena di stand dell'E3, c'è poco da fare, Yaiba si distingueva in maniera netta con il suo stile tra il truculento e l'ironico e, soprattutto, con un gameplay che pare avere quel che serve per divertire.
Ripartenze
Yaiba: Ninja Gaiden Z è ambientato dopo Ninja Gaiden 3. Ryu sconfigge il cattivo che risorge in questa forma di Ninja robotico (i dettagli della storia strampalata sono ancora un po' fumosi) e questi, mosso dal giocatore, si getta alla caccia del nostro ninja per vendicarsi. Nel frattempo, il mondo è infestato di zombie e contro quelli, principalmente, si combatte. Le animazioni, la fluidità del combattimento e l'ironia, già menzionata, sono quanto di meglio il gioco ha da offrire insieme a una giocabilità meno tecnica della saga principale (stiamo parlando dei primi due episodi, non del terzo che di tecnico non ha quasi niente), ma non per questo meno profonda. Yaiba può attaccare gli zombie in tre modi diversi, utilizzando la spada, ovviamente, il braccio meccanico che si carica come fosse un razzo e che lo proietta addosso ai nemici e smembrando gli zombie per poi usarne gli arti o i brandelli come armi. Quando questo accade, in basso a sinistra appare l'icona che rappresenta il pezzo di zombie utilizzato come arma che si consuma gradualmente. Questi brandelli possono essere combinati e possono anche essere le parti dei boss di fine livello che ne rappresentavano l'arma principale. In mezzo alle combo, tra l'altro, si attiva la possibilità di afferrare gli zombie con una catena, premendo B, per poi scaraventarli o afferrarli stretti a sé per prenderli a testate. Ogni tot uccisioni, si attiva pure la modalità Bloodlust, una sorta di berserk mode, durante il quale Yaiba si mette a petto nudo e fa ancora più male e lo schermo diventa una pozza rossastra. Un delirio, insomma. Divertente, però, molto. Anche perché alle sezioni puramente action si alternano quelle di platforming con un dinamismo che la serie principale non ha mai avuto, dando al tutto una rinfrescata assolutamente salutare, con Yaiba che si arrampica e salta per superare le diverse ambientazioni, aiutato anche da una Cyber vista che manda in scuro tutto lo schermo, lasciando una scia blu che gli indica la strada da percorrere per avanzare nel livello, anche se le informazioni in questo senso a volte sono poco chiare.