Affidamento condiviso: possibile se si fonda la condivisione sulla comprensione. 2° parte

Da Psychomer
by Cristina Rizzi on febbraio 8, 2013

Di contro al diffuso punto di vista che reputa che la conflittualità elevata nella coppia non permetta l’attuazione dell’affidamento condiviso, vi sono molti studi che hanno condotto a conclusioni differenti. Per Zanetti Vitali (2006), ad esempio, eliminando nei fatti l’affidamento esclusivo, le contese dei separandi necessariamente si stemperano per la ricerca di un nuovo equilibrio, proprio per la consapevolezza che l’affidamento esclusivo non può più essere posto in gioco, né strumento di ricatto. La conflittualità, infatti, molto spesso si acuisce quando si agisce da genitore unico, punto di riferimento esclusivo per il figlio, ponendo in essere comportamenti e scelte disparate, per estromettere con sempre maggiore forza e frequenza l’altro genitore.

La riforma ha quindi lo scopo di rivalutare la presenza di entrambi i genitori e di conferire nuovo smalto alla figura paterna, alleggerendo gli oneri e le responsabilità troppo spesso incombenti solo sulle madri (principali figure del regime di affidamento esclusivo) che spesso si trovavano a svolgere, oltre alla consueta funzione di cura e di affetto, anche la comune autoritas genitoriale, dovendo riorganizzare la propria vita su un piano affettivo e pratico; questi fattori potevano divenir causa di situazioni disfunzionali, causando nella madre o una minore attenzione alle richieste dei figli o, al contrario, determinando una relazione eccessivamente invischiata. Al contempo il coniuge non affidatario poteva sfruttare la posizione trattenendo il rapporto sul piano ludico, di un’interessata gratificazione, basato sul disimpegno e sullo svago (“Week-end Disneyland Daddy Syndrom”), sacrificando la tipica funzione paterna di indirizzo e di guida autorevole, ma riuscendo ad insinuare nel figlio l’idea del genitore buono, contrapposto alla figura più rigida materna.

La Legge 54/2006 sancisce, invece, che quale che sia il genitore convivente con il minore, tutte le possibilità di contatto con l’altro dovranno essere accolte ed utilizzate.

Quello che deve dunque essere riscoperto è una cultura della relazione, che individui anche giudiziariamente nei legami affettivi, nelle relazioni umane, nel bisogno di condivisione e di solidarietà, il vero oggetto di tutela.

Bibliografia

CESARO, G & LODDO, P. (2007). Affido condiviso: anche i test psicologici si allineano alla nuova disciplina. Famiglia e Minori, 5, pp. 37- 40.

GRIMALDI, M.R. (1989). Affidamento congiunto e alternato della prole tra psicologia e diritto. Diritto Famiglia, p. 301.

MAGLIETTA, M. (2006). L’affidamento condiviso dei figli: guida alla nuova legge per genitori, avvocati, psicologi e assistenti sociali. Milano: Franco Angeli.

PETT, M.A., WAMPOLD, B.E., TURNER, C.W. & VAUGHAN-COLE, B. (1999). Paths of influence of divorce on preschool children’s psychosocial adjustment. Journal of Family Psychology, 13 (2), pp. 145-164.

ZANETTI VITALI, E. (2006). La separazione personale dei coniugi. Milano: Giuffrè.


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