Affrontare le scene difficili da scrivere

Da Anima Di Carta

E' un dato di fatto: ci sono scene più impegnative da scrivere di altre. Magari perché sono al di fuori della nostra realtà, perché contengono situazioni a cui non siamo abituati o perché sono complesse di per sé. Anche se si tratta di una questione per lo più soggettiva, esempi che più o meno valgono per tutti sono le scene d'azione e quelle erotiche. Ma ci possono essere molte sfumature e molte tipologie di difficoltà, a volte anche una semplice situazione di tensione per qualcuno può essere una sfida. La mia ipotesi è che tutto ciò che esula dal nostro abituale modo di vivere e che va oltre il quotidiano risulta faticoso da descrivere.
Nel romanzo che ho più o meno terminato, ho incontrato quattro scene in particolare che mi hanno fatto sudare parecchio: il protagonista viene aggredito alle spalle; un altro personaggio ha un incidente automobilistico dopo un'inseguimento; una scena passionale; il protagonista trova il cadavere di una persona assassinata.
Come ho raccontato in un altro post (a proposito delle scene d'azione), non avevo mai incontrato queste difficoltà, e il motivo è semplice: non ero abbastanza audace da prevederle nella trama. Mi accontentavo di cose più semplici. In questo romanzo ho deciso di sfidarmi con qualcosa di leggermente più complicato e il risultato è stato che ho imparato molto, ma soprattutto ho scoperto che mi è piaciuto davvero scriverle. Alla fine sono diventate la parte che preferisco in tutta la storia.
Quello che mi sento di consigliare a coloro che stanno scrivendo un romanzo (o anche un racconto) è di osare di più, di non farsi tentare dal "saltare a quando tutto è accaduto" e a sfidare se stessi con qualcosa di più complesso, andando oltre ciò che conosciamo e al di là delle tre-quattro righe che vengono fuori nella prima stesura. Anche se non vi interessa puntare in alto come scrittori, fatelo semplicemente perché dà soddisfazione!
Questi esperimenti mi hanno aiutato soprattutto a individuare alcuni aspetti, che voglio condividere con voi.

Cosa mi propongo di dimostrare?


Credo che sia fondamentale chiarire a se stessi lo scopo della scena, capire perché vogliamo inserire una determinata situazione. Non parlo tanto dell'obiettivo immediato, ma della funzione della scena all'interno della trama. Questo non solo per evitare inutili digressioni nell'economia della storia (per esempio alcune scene di sesso in alcuni romanzi inserite tanto per risultano alla fine solo fastidiose), ma soprattutto per puntare sugli elementi giusti.
Cosa mi propongo di far capire al lettore? La risposta può servire per mettere l'accento su determinati aspetti. Per esempio, con la mia scena dell'inseguimento che termina con un incidente io volevo dimostrare che i nemici intendevano terrorizzare la protagonista. Dopo aver capito la motivazione, ho cercato di marcare sul panico del personaggio, mostrando il più possibile la sua angoscia, in un'ambientazione che sottolineava questo stato di paura (notte, pioggia, ecc.). Una semplice descrizione della dinamica dei fatti secondo me non avrebbe reso abbastanza l'idea.

Come si svolgono i fatti?


La difficoltà principale di certe scene sta nel fatto che le abbiamo a stento abbozzate nella nostra mente, sappiamo più o meno cosa contengono, e pretendiamo di descriverle. In realtà, se è nebulosa l'idea figuriamoci il risultato! La cosa migliore è prima immaginare i dettagli nella nostra testa, poi farne uno schizzo a grandi linee, infine metterla per iscritto, avendo ben individuato e definito tutti i passaggi. Nel caso di una scena d'azione per esempio, la sequenza dei movimenti deve essere perfettamente chiara e concreta.


Cosa deve provare il lettore?


Ci sono scrittori che ti fanno provare una sensazione fisica solo attraverso le parole. Quando rileggendo una scena che hai scritto provi qualcosa di reale, allora sei sulla strada giusta.
Per esempio il mio protagonista scopre il cadavere di una persona a cui teneva molto. Ho faticato molto per rendere l'idea del disgusto, dell'orrore, ma anche della forte componente emotiva che accompagna tutto ciò. Non so se alla fine sono riuscita nell'intento, comunque chiedermi cosa volevo trasmettere al lettore mi è stato utile per trovare i giusti termini e l'approccio migliore. Creare empatia è difficilissimo, ma dovrebbe essere uno degli obiettivi principali quando scriviamo una scena importante.

Eliminare i cliché


Penso che far piazza pulita di cliché e del già visto sia un passaggio fondamentale. La prima bozza contiene al 90 % molti luoghi comuni, perché ha ereditato in modo conscio o inconscio tutte le situazioni simili che conosciamo. Siamo influenzati che lo vogliamo o meno da libri, film, serie tv, ecc. Scadere in ciò che è scontato e di conseguenza anche nel ridicolo è facilissimo, e la cosa peggiore è non accorgersene.
Non se ne può più di bombe che stanno per scoppiare e si fermano tre secondi prima, di bellone elegantemente vestite che scendono dalle scale, di morti che compaiono sulla soglia e di muri tappezzati di post-it collegati col filo rosso!

Essere più audaci


Poniamo il caso che abbiamo deciso di inserire una scena di sesso, non tanto per, ma con una funzione ben precisa all'interno della trama. A quel punto forse siamo come Snoopy nella vignetta sopra, ovvero ci vergogniamo tanto a scriverla. Io ho sudato molto a scrivere una scena simile, anche se poi non affatto erotica ma al massimo si può definire passionale.
In questi casi la cosa migliore è dire a se stessi: ora scrivo qualcosa che non farò leggere a nessuno. La prima bozza deve essere totalmente libera, senza freni, del tutto spontanea. Ci sarà sempre tempo per tagliare le parti esagerate, troppo crude o persino oscene. Anche nelle scene d'azione si può fare lo stesso. Tirate fuori tutto quello che vi viene in mente, senza alcuna preoccupazione, poi ripulite. Non si può scrivere questo tipo di scene pensando alla nonna che leggerà il nostro romanzo...

Prendere esempio da altri autori


Dagli autori bravi si può imparare molto. Attualmente sto leggendo "La setta dei libri blu" di Gordon Dahlquist, un romanzo che ha tanto da insegnare quando a scene complesse da scrivere. Una delle tante cose che mi ha fatto capire è che quando vogliamo dare l'idea del movimento, della concitazione e della rapidità non vanno usate frasi brevi (come dice qualcuno), perché una successione di gesti trasmette maggiormente queste sensazioni. Vi riporto un esempio concreto:
Chang avvertì un movimento proveniente dalla sua sinistra e istintivamente - e grazie alla sua radicata conoscenza della stanza - si gettò dalla parte opposta, in un pertugio tra un'alta specchiera e la parete, sollevando nel frattempo il bastone davanti a sé. Il poco di luce lunare che si diffondeva dalla finestra colse la scintillante lama ricurva di una sciabola che si abbatteva su di lui da dietro la porta. Evitato il colpo principale con la sua mossa, Chang bloccò la parte finale del movimento con il bastone, scagliandosi contemporaneamente verso l'assalitore. Così facendo, con il bastone spinse indietro la lama - che, nello spazio angusto, l'uomo stava goffamente ritraendo - prevenendo in questo modo un altro fendente. La mano destra di Chang, che stringeva il pugnale, schizzò in avanti come un arpione.
Ah, sapessi scrivere così!

Possiamo fare di meglio?


Nonostante tutto l'impegno che ci abbiamo messo, la scena è venuta troppo breve e meriterebbe più spazio? Qualcuno è in fin di vita, colpito a morte, e noi abbiamo dato l'annuncio in due righe o con un resoconto freddo in stile cronaca nera? In certi casi non bisogna accontentarsi, ma sforzarsi di allungare la bozza, provando a fare di meglio.
Ci vogliono spesso molti tentativi prima di trovare il modo giusto per dare vita e anima a certe situazioni. E indubbiamente avremo ancora molta strada da fare, ma vale la pena di tentare e osare ogni tanto.
Non siete d'accordo?
Anima di carta