A marzo terminerà il progetto di formazione professionale e imprenditoria femminile in Afghanistan finanziato dalla Cooperazione Italiana. Dal 2005 procedono i corsi di alfabetizzazione rivolti all’integrazione delle donne nell’ambito delle attività tradizionali e nuovi percorsi lavorativi e di studio (tra cui inglese e informatica). Sono nate le prime elettriciste afghane specializzate nel fotovoltaico, la prima scuola guida a Kabul e un servizio di collocamento per un totale di 5.700 donne coinvolte nel programma.
Trascorsi 10 anni dalla fine del regime totalitario dei Talebani (1996-2002), molte donne continuano ad impegnarsi per ottenere l’uguaglianza tra i sessi e la creazione di leggi che tutelino i loro diritti.
Maria Bashir è laureata in legge all’Università di Kabul e dal 2006 è procuratore generale della provincia di Herat. Prosegue un lavoro mai interrotto, regalando da sempre una speranza a chi non ha mai avuto voce.
Nadia Anjuman era una poetessa nativa di Herat, la città dei poeti, uccisa nel 2005 per “ripetute percosse alla testa” dal marito, ricercatore universitario. Come motivazione, la colpevolezza di aver declamato in pubblico i versi d’amore di una delle sue composizioni.
Maria Bashir è riuscita a metterlo sotto accusa. Anche se l’uomo è poi tornato al suo lavoro con l’assoluzione della giustizia e della società. Di Nadia Anjuman rimangono le poesie in lingua farsi, la sua bambina e il suo caso, archiviato come suicidio.
La Costituzione Afghana del 2004 ha dichiarato ufficialmente la parità tra uomini e donne, ma di fatto permangono il fondamentalismo e gli aspetti più conservatrici della legge islamica.
Molte donne vengono tuttora obbligate al matrimonio prima dei 16 anni e subiscono violenze fisiche e psicologiche estreme da mariti, fratelli, cognati. Non dimentichiamo i loro capelli strappati, i cuori che non sognano più, le dita tagliate, i calci, gli stupri continui, i volti bruciati.
Le vittorie ci sono. Ma la vita di tutte coloro i cui occhi non hanno più luce, attende di essere restituita ai suoi colori. I centri minori e i villaggi sono i più devastati, dove dignità e rispetto sono parole senza senso.
Grazie, Maria Bashir. Perché ogni giorno rischi la tua vita e quella dei tuoi figli. Per noi.
Grazie, Nadia Anjumar. Per le splendide poesie. Ti ricordiamo attraverso i versi sbocciati dalla tua penna e dalla tua anima chiara. Sono tratti da due diverse composizioni, che io, mi perdonerai, ho unito insieme.
Sono imprigionata in questo angolo
piena di malinconia e di dispiacere
le mie ali sono chiuse e non posso volare…
...ma non ho dimenticato la melodia
perché ogni istante bisbiglio le canzoni del mio cuore.
HAWCA(Humanitarian Assistance for the Women and Children of Afghanistan),è un’organizzazione umanitaria non governativa gestita da donne afghane. www.hawca.org
RAWA (Revolutionary Association of Women of Afghanistan) è un’organizzazione socio-politica indipendente delle donne afghane nata nel 1977 a Kabul che combatte per la pace, la libertà, i diritti umani e la giustizia sociale dell’Afghanistan. www.rawa.org
AIDOS, l’Associazione Italiana Donne per lo Sviluppo www.aidos.it
Sono solo alcune delle organizzazioni che si occupano dei diritti delle donne afghane. Aiutiamole. Come possiamo.
Roberta Paoletti @Fallo Sapere