La ricerca, inviata all’Agenzia Fides dall’autore, il ricercatore Giuliano Battiston, è stata realizzata ascoltando esponenti della società civile afgana (leader civili e religiosi, giornalisti, donne, capi di associazioni) a Herat, Farah, Badghis, dove vi sono sedi del comando militare Isaf-Nato.
La “soluzione negoziale” del conflitto con i talebani dovrebbe però distinguere – nota la ricerca – i Talebani locali, considerati membri della più ampia comunità afgana, da quelli in paesi confinanti, ritenuti poco inclini al compromesso e al negoziato. Secondo gli afgani, urge uno sforzo di riconciliazione con i movimenti antigovernativi perchè il decennale dispiegamento di truppe internazionali non ha prodotto risultati apprezzabili e le condizioni di sicurezza in molte aree sono deteriorate rispetto ad alcuni anni fa.
“Il dato più evidente che emerge dalla ricerca - dice Battiston a Fides – è uno scollamento tra le opinioni espresse ufficialmente dai rappresentanti delle cancellerie occidentali e quelle degli afgani”.
Molti degli intervistati lamentano, inoltre, uno squilibrio tra i fondi distribuiti per le operazioni militari e quelli destinati all’aiuto allo sviluppo e all’assistenza delle comunità locali. I cittadini afgani rivendicano un maggiore coinvolgimento nella realizzazione dei progetti promossi dalla comunità internazionale. Fra le misure ritenute indispensabili dalla società civile vi sono: la ricostruzione delle infrastrutture; garantire l’autosufficienza del sistema economico; edificare un sistema di diritto efficiente, garanzia di giustizia e di uguaglianza per tutti i cittadini e di tutela dagli abusi. (PA) (Agenzia Fides 7/2/2012)