Africa / Ambiente e salute devono andare di pari passo....Come?

Creato il 03 maggio 2011 da Marianna06

   A  PARTIRE  DAL KENYA..... CARBURANTI PULITI

Alcuni mesi fa è stata inaugurata a Nairobi, in Kenya, l’United Nations petrol station, che prevede la produzione di un diesel meno inquinante e con un tenore di zolfo piuttosto ridotto.

Questa iniziativa dovrebbe presto essere seguita da altri Paesi del continente, in particolare in Africa orientale. Si tratta in questo modo di migliorare la qualità dell’aria e di ridurre il più possibile le emissioni di gas serra.

Il progetto, che si è finalmente concretizzato, nasce dalla partnership dell’UNEP (Programma per l’ambiente dell’ONU) e l’EPA(Environmental  protection agency USA) d’intesa con PCFV(Partnership for clean fuels and vehicles).

Il suo potenziale in termini di riduzione dell’inquinamento dell’aria e dell’ambiente è enorme.

Questo vuol dire sopratutto che ci sarebbe, nel contesto d’applicazione, il risparmio di almeno un miliardo di dollari all’anno per quel che riguarda le spese sanitarie.

Principali sostenitori del progetto per quel che riguarda l’investimento di risorse( leggi denaro, mezzi  e uomini) oltre agli USA sono stati i governi di Olanda e Canada, coadiuvati a loro volta, da altri partner.

L’UNEP rende noto che il progetto prevede , a livello mondiale, tre obiettivi imprescindibili, ossia la riduzione dello zolfo nei carburanti, l’eliminazione della benzina al piombo e l’adozione di norme per  veicoli puliti.

Per i Paesi cosiddetti Sviluppati si sta lavorando gradualmente in questa direzione, più difficile invece risulta essere la situazione nei Paesi in via di Sviluppo e quindi in Africa.

Grazie all’iniziativa del Kenya tuttavia qualcosa comincia a muoversi anche nel continente nero.

Se il tenore di zolfo nei carburanti diesel deve essere di 10 parti per milione (ppm) quale punto d’arrivo, il Kenya ha stabilito già uno standard di 500 ppm contro i precedenti 10.000 ppm.

Pur trattandosi solo di un 5% del livello precendente, il risultato è apprezzabile e la Tanzania prestissimo dovrebbe seguirne l’esempio.

Visto poi che il Kenya esporta carburante (diesel) in Rwanda, Burundi,Uganda e Repubblica. Democratica del Congo, l’impatto positivo ci sarà  a breve anche in questi Paesi.

C’è comunque da osservare che i combustibili a basso tenore di zolfo e senza piombo reclamano l’utilizzo di veicoli molto più moderni di quelli che circolano attualmente sulle strade d’Africa.

E che sono in realtà veicoli dismessi dall’Europa.

Le proiezioni, a livello statistico, ci dicono inoltre che la domanda mondiale di carburante è destinata a salire in maniera esponenziale proprio nei Paesi in via di Sviluppo entro il 2050.

Essendo,anche in Africa, per quella data, la popolazione concentrata quasi sicuramente più nelle aree urbane che rurali, secondo l’OMS(Organizzazione mondiale della Sanità) il vantaggio derivante da questo progetto, ossia aria meno inquinata, starebbe a significare qualcosa come circa 800mila persone in meno condannate a morte prematura.

Oltre all’aids e alla tubercolosi, il cancro impazza di questi tempi(e possiamo immaginare cosa sarà nei tempi lunghi) nei Paesi in via di Sviluppo.

Non è raro apprendere della morte di gente giovane, colpita da  cancro, di cui l’interessato o l’interessata magari non sa neanche di esserne affetto.

Uno studio recente della Banca Mondiale ha poi fatto i suoi calcoli.

Combinando  insieme l’utilizzo di veicoli moderni più carburante a basso tenore di zolfo si potrebbe arrivare ad un risparmio, in materia di sanità, nell’Africa subsahariana, tra il 2010 e il 2020, di circa 43 miliardi di dollari.

Ritornando a quanto sta attualmente avvenendo in Kenya, già oggi, nella sola Nairobi sappiamo che si consuma il 65% del totale del carburante di tutto il Paese.

E  perciò ,sempre nell’ambito dello stesso progetto, si stanno gettando le basi per intervenire  anche sull’adeguamento delle raffinerie di petrolio, che vanno assolutamente ammodernate.

Quello che si sta cercando di fare in Africa sta già facendo registrare significative riduzioni di emissioni nocive in Brasile, India e Indonesia. E, sempre per l’Africa, qualcosa si è già mosso in Sudafrica. Ma il Sudafrica, rispetto al resto del continente nero, è da sempre(lo sappiamo) come fosse un Paese del primo mondo. Perciò si tratta di un’eccezione.

Secondo l’UNEP un global phase-out dei prodotti petroliferi contenenti piombo si tradurrebbe, a livello mondiale, già oggi, in benefici per la salute equivalenti a mille miliardi di dollari l’anno. Ovvero il 4% del PIL(prodotto interno lordo) mondiale.

E in Africa si arriverebbe pertanto ad un risparmio sanitario stimato in 92 miliardi di dollari all’anno.

Scusate se è poco.

   Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

 


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