Visto al Festival di Cinema Africano (fuori concorso); in lingua originale sottotitolato.
Un film due volte di genere visto che si tratta di un film per ragazzi e in più un film di viaggio. Ma nonostante questo la giovane regista riesce a dribblare tutti i difetti base insiti nelle due nicchie.
I ragazzi che vengono presentanti non sono bambini che si comportano da adulti né sono ragazzotti incredibilmente più intelligenti degli adulti che riescono a battere ad ogni costo.
Inoltre il film, che è un film ad episodi disgiunti come tutti i film di viaggio, riesce comunque ad avere un aspetto unitario e a non sembrare spezzato.
Inoltre (altro rischio enorme) non risulta eccessivamente metaforico. In un film in cui i ragazzi che rappresentano diversi stati africani e che sono pure un ex bambino soldato, una prostituta minorile e un sieropositivo, riescono comunque a toccare l’argomento, trattarlo brevemente in maniere evidente, ma non rimanerci sopra per rendere i personaggi delle figure allegoriche senza personalità. Ecco forse questo è il più grande pregio del film, descrive degnamente i personaggi.
La sceneggiatura è davvero ottima, divertente, rapida e mai banale nel reiterare i meccanismi ridondanti di un film di viaggio (partenza, arrivo in un nuovo ambiente, contatto con gli autoctoni, ecc…) e crea personaggi completi, su tutti il giovane protagonista, vero mattatore del film. Dei difetti ovviamente li ha, quando deve a tutti i costi creare uno strappo tra i due amici nel momento del cambio di banconote o nella partita a calcio alla frontiera (immagine molto bella comunque) che sono situazioni veramente tirate fuori a forza. Però complessivamente il risultato è decisamente positivo.
Infine la regia. Fantastica. Debs Peterson fa tutto quello che ne ha voglia, ritaglia un paio di momenti efficacissimi (l’incipit con il bambino che spiega come costruire un pallone da calcio con un preservativo e nel farlo spiega i pregi del sesso sicuro; o ancora la falsa entrata nello stadio di Kigali dei due amici creata con un montaggio parallelo ben utilizzato) e per il resto si comporta in maniera dignitosa azzeccando pure degli innesti di animazione con unione fra stop motion e disegni.
Incredibilmente il migliore dei film visti finora.
Il film è stato anticipato dal corto "Mwansa the great" di Rungano Nyoni che si sposa perfettamente con il film, raccontando la storia di un bambino della dello Zambia, orfano di padre che si perde nella propria fantasia modellando con essa il mondo che lo circonda; la fusione fra le immagini reali e quelle create dal bambino risulta perfetto ed il film funziona alla perfezione. Bello.