Così ieri mattina alle 7 sono tornato alla casa con un furgone Toyota preso a nolo. Per fortuna sono andato presto, perché gli accalappiacani sono arrivati alle 8. “Andate via, qui non c’è nessun cane”, ho detto, benché il baccano proveniente dalla baracca in cui li avevo chiusi proclamasse il contrario. “Ma Donatilla ha detto che…” “Non ha detto niente, qui comando io. Fuori dai piedi.” Allora un tizio ha estratto il cellulare e dopo 10 minuti è arrivata Crudelia in persona con un diavolo per capello. “Prendete quei sacchi di pulci e portateli via tutti”, ha ordinato agli uomini. “Voi non prendete un bel niente”, ho replicato. “Come ti permetti?”, è esplosa Crudelia. “Questa è casa mia.” “E i cani sono miei.” “Allora che cosa fanno qui?” “Non fanno niente perché adesso me li riporto a casa”, ho risposto, quindi ho aperto la porta della baracca e i 13 hanno caricato nel cortile, mostrando i denti agli uomini e ringhiando a Crudelia che è scappata a nascondersi in casa. “Saltate a bordo, bambini”, ho detto loro indicando il Toyota, e non si sono fatti pregare. Allora mi sono rivolto a Linda. “Di’ a Mama che può venire anche lei, altrimenti resta senza cani.” Linda ha parlottato un po’ con Marguerite, poi ha detto: “Mama dice che vuole portare anche Fabrice, Bella, l’ajah e me.” “Okay, tutti a bordo”, ho acconsentito. Così ho riportato la famiglia a casa e Crudelia è rimasta sola con i suoi accalappiacani. Siamo un po’ numerosi, ma ne è valsa la pena.
Dragor