Martedì 7 maggio all’OCA di Milano, si è svolto un concerto di raccolta fondi a favore diRadiopopolare Milano, radio indipendente nata nel 1976, che è in perdita per 270 milioni di euro su un fatturato di 3 milioni 300mila euro. Sono in calo le entrate, soprattutto quelle pubblicitarie (la radio fa una campagna abbonamenti e sottoscrizioni tra gli ascoltatori per finanziarsi), soprattutto quella locale.
Si sono esibiti dapprima i Ministri, quindi Manuel Agnelli e Rodrigo D’Erasmo – con la partecipazione in alcuni brani di Giorgio Ciccarelli – degli Afterhours.
Il cantante dei Ministri, Divi Autelitano ha più volte ammonito il pubblico sull’importanza di avere Radiopopolare in Lombardia ed in Italia, e ha invitato: “Quest’estate ascoltiamo Radiopopolare”.
Ha fatto eco Federico Dragogna, il chitarrista, che ha ricordato come lui, che tra l’altro è giornalista musicale, sia cresciuto con Radiopopolare e che “non ci sono ancora le alternative. Io qui ci sono cresciuto e ci dovrebbe essere un altro modo di fare giornalismo, senza ricorrere ai mezzi di informazione sporchi, banali e anonimi che ci sono al giorno d’oggi in giro“.
Non sono mancati riferimenti all’attualità, con la dedica ad Andreotti di Bel canto (d’altra parte, gli Afterhours, dopo I Ministri, la loro dedica l’hanno fatta a quello che chiamano Papa Ciccio).
Alcuni pezzi, come Il sole o Non mi conviene puntare in alto, erano pompatissimi. Quest’ultimo brano, in particolare, era estremamente sincopato, e si è chiuso con un Michelino Esposito scatenato alla batteria. Divi, bello come un angelo e dalla voce sempre più intensa, anche all’OCA ha deciso di fare stage diving durante Bel Canto, di cui cambiato il testo, anche se di poco. Cantava infatti: “Han dovuto drogarci per prenderci le misure”…
Particolari le esecuzioni anche di Diritto al tetto, con un inizio massacrato e scomposto e di Noi fuori, cantato da un Autelitano ormai senza voce.
La scaletta dei Ministri in particolare si è aperta con Il sole (È importante che non ci sia), I nostri uomini ti vedono, Mammuth (dall’ultimo album Per un passato migliore), Comunque, Gli alberi (riarrangiata), La pista anarchica, Tempi bui, Spingere (con voce molto effettata), Non mi conviene puntare in alto, Bel canto, Diritto al tetto, Noi fuori e – come sempre – Abituarsi alla fine.
Quindi la band ha ringraziato Radiopopolare, “la gente che lavora per noi, chi è venuto a vederci arrivando da molto lontano e i maestri che ci seguiranno”.
Manuel Agnelli è salito sul palco assieme al violinista Rodrigo D’Erasmo. Ha presentato la band che non c’è (forse in polemica con gli altri musicisti che non hanno appoggiato il concerto benefico?) e ha spiegato che Radiopopolare non va lasciata morire.
I brani sono stati eseguiti tutti con Manuel Agnelli alla chitarra (al piano per Pelle) e D’Erasmo al violino. Ci sono state incursioni sul palco di Giorgio Ciccarelli (che nuovamente Agnelli ha chiamato Giorgio Prette: la questione è inspiegabile), chitarrista degli Afterhours, il quale ha suonato con i due colleghi alcuni brani, tra cui Nostro anche se ci fa male (“E’ tornato dal bar e ci tocca farlo suonare”).
I muri tremavano. A Bye bye Bombay è stato aggiunto un arpeggio, mentre erano tutt’occhi a guardare Agnelli fischiettare il pezzo di Bungee jumping. Non è mancato il siparietto su papa Ciccio (un nome che Agnelli ama pronunciare: lo ripete alla nausea) cui è stata dedicata 1996 (la canzone con la bestemmia intorno). “Non vogliamo scordare Sua Santità papa Ciccio, a cui dedichiamo questa canzone. Per lui abbiamo vestito il bianco per tutto il tour” (all’OCA i tre Afterhours presenti erano in nero) “anche se poi ci siamo stufati. All’oratorio – che abbiamo frequentato, soprattutto Rodrigo – ci facevano cantare questa canzone, che ora gli dedichiamo”.
La band si è dimostrata come sempre professionale, capace, carismatica. La versione acustica – già vista altre volte, come ad esempio nella Milanesiana del 2011, dove a Manuel e Rodrigo si era affiancato Xabier Iriondo – si confà agli Afterhours, che ne emergono, paradossalmente, ancora più cattivi.
Written by Silvia Tozzi