AGAIN! Dellaclà, Caterina Sbrana, Antonio Sidibè e Matteo Tenardi

Creato il 23 ottobre 2014 da Roberto Milani

AGAIN!
di nuovo, nuovamente, ancora, un'altra volta, daccapo, inoltre, d'altra parte…
Quattro artisti presentano quattro personali
nelle quattro sale della galleria Spazio Testoni a Bologna
dal 25 ottobre 2014 al 10 gennaio 2015

Dellaclà
Caterina Sbrana
Antonio Sidibè
Matteo Tenardi

Inaugurazione sabato 25 ottobre 2014
18,30-21,00

Galleria SPAZIO TESTONI
Via d’Azeglio 50
Bologna
www.spaziotestoni.it

 
Dellaclà


Guardami, ma non rubarmi gli occhi, 2014 - incisione su vetro cm. 41x41 - particolare



La Nuit de Saint Laurent
Il silenzio della parola.
Illusoria trasparenza.
Specchi per riflettere.
Ombre dalla luce.
Noi siamo ciò che desideriamo, ciò che amiamo.
Sono metafore ironiche offerte allo spettatore e alla sua libera interpretazione.
Sono condizioni universali che alludono alla fragilità, fisica e morale, alla sensibilità, alle scelte e al rischio a cui la vita e la volontà dell'essere umano sono sottoposte continuamente.

La lastra di zinco e lo specchio, che riflettono ciò che le circonda o chi vi si trova di fronte, diventano la prova della nostra fisicità, ma sono in grado di restituirci la verità che è dentro ognuno di noi? Cosa riusciamo a vedere realmente?
Il vetro acidato e il plexiglass inciso, sono in connessione con il criterio di "riflessione" del doppio: l'ombra indica il lato 'oscuro' della personalità individuale ed è in contrasto con le parti 'luminose' e coscienti di ciascuno di noi.
Ci si trova così a prendere coscienza di una condizione a tratti anche spiacevole, ma reale.
Il concetto prende forma e viene sagomato, inciso e acidato sull' oggetto/lastra di zinco, di vetro, di specchio e di plexiglass, ponendo domande allo spettatore. Le immagini che ne derivano possono essere false o vere, corrette oppure utili, sta a chi le guarda accertarne la verità utilizzando la propria esperienza e la propria intuizione.

Dellaclà è nata nel 1983 a Viareggio (Lu), vive e lavora tra Massa-Carrara, Manarola (SP) e Palma di Maiorca. Diplomata al Liceo Artistico di Carrara, consegue la Laurea in Pittura all'Accademia di Belle Arti di Carrara e al Biennio specialistico in arti Visive e Discipline dello Spettacolo sezione Pittura. Utilizza un vocabolario di segni-oggetti incentrando il suo lavoro sull'autorappresentazione, per travestire il peso della violenza con la leggerezza dell'auto-ironia. Dal 2004 partecipa a mostre personali e collettive, tra le principali si ricorda “Chiodi Delle Mie Pene” alla galleria 911 (SP) per la IV giornata del contemporaneo, “Lo Stato dell'Arte” alla 54° Biennale di Venezia e “Love Kills “ a Cayce's Lab in occasione del Festival della Filosofia di Modena, A Matilde, 2014 a cura di Omar Galliani, Canossa, Remake, interpretazioni contemporanee della Ragazza con l’orecchino di perla, 2014 Galleria Spazio Testoni a Bologna e Fondazione Terruzzi Villa Regina Margherita a Bordighera (Im).


Caterina Sbrana

Vanitas, 2014 - capsula di papavero premuta su carta giapponese intelata e inchiostro, cm 138,5 x 137


Hypnos

La volontà di ricondurre l'immagine alla propria natura, l'icona cristallizzata al proprio significato vitale e pulsante, attraversa la ricerca di Caterina Sbrana.
La capsula di papavero, il fango e le argille, estratti di cortecce e radici, pigmenti ottenuti attraverso semplici e antichi procedimenti meccanici, diventano strumenti primordiali usati per tracciare, disegnare, modellare.
Il materiale usato diventa l'essenza del soggetto rappresentato.
Per la Galleria Spazio Testoni, Caterina Sbrana presenta una selezione di opere inedite rappresentative della propria ricerca.
L'opera Vanitas, fa parte di un lavoro in progress, scandito dalla natura e che riprende ad ogni nuova fioritura e raccolta dei fiori di papavero: un bestiario di animali addormentati, sospesi in uno spazio vuoto e sacrale.
Caterina usa il segno stellato lasciato dalle capsule di papavero, diventato negli anni il “sigillo” del suo lavoro, come un pixel naturale, che compone e al tempo stesso svapora le immagini.
Raccoglie personalmente i fiori, impiegati nei campi e nel terzo paesaggio che circondano il suo studio. Centinaia di capsule secche intinte nell'inchiostro sono state utilizzate per questo disegno, quasi un ricamo, una tessitura, un lavoro legato al tempo.
Il video che accompagna questo disegno mostra alcuni momenti dell'esecuzione e il gesto ossessivo e ipnotico che contraddistingue questo suo lavoro.
Il grande disegno a capsula di papavero è accompagnato da altri disegni di piccolo formato (Inscape), tra i quali alcune carte usate per la serie ispirata dalle visioni digitali di Google Earth: vedute dall'alto, mappe tratte dal mondo virtuale, dipinte con argille e materiali raccolti nel paesaggio reale.
Un lavoro che unisce due visioni di paesaggio: una fredda, globale, digitale e l'altra individuale, diretta, locale.
Due piccole sculture, in terracotta bianca, due diorami, ci riportano ancora una volta al legame con il territorio che Caterina percorre, osserva e campiona.
Caterina Sbrana, nata a Pisa nel 1977, dopo studi classici, studia restauro di dipinti a Perugia, prosegue la propria formazione all' Accademia di Belle arti di Carrara con Omar Galliani. Nel 2003 riceve la menzione speciale al Premio Nazionale delle Arti, Roma, per Ofelia di fango. Del 2008 è la personale Organica, Sakros, Carrara. Nel 2009 la Tetrapak di Modena ospita Earth and Water e acquisisce le opere nella propria collezione. Nel 2011 fa parte del progetto Open Studios del CCC Strozzina di Firenze ed è tra gli artisti italiani emergenti alla 54° Biennale di Venezia, Tese di San Cristoforo, Venezia. Tra le mostre recenti: Osservazione della natura in stato di quiete, 2012, Museo M. Marini, Firenze, dove espone i lavori a succo d'erba e fango sulle planimetrie di Google Earth, A private Geography, 2013, Syracuse University in Florence, che raccoglie i disegni tracciati con capsula di papavero; A Matilde, 2014 a cura di Omar Galliani, Canossa, Remake, interpretazioni contemporanee della Ragazza con l’orecchino di perla, 2014 Galleria Spazio Testoni a Bologna e Fondazione Terruzzi Villa Regina Margherita a Bordighera (Im).
Vive e lavora a Pisa

Antonio Sidibè

Io e te, Maria ( prima eclisse), 2014 - olio su tela -cm.200X100

Io e te Maria (prima eclisse) Quattro oli su tela di Antonio Sidibè uniti concettualmente come quattro diversi “movimenti” di una stessa opera musicale, il cui incipit viene dato da Io e te, Maria (prima eclisse), alla quale si connettono le altre tele.
Dapprima la nascita, il disvelamento primordiale della sensibilità umana, che ne determina il destino, nonostante i successivi tentativi esistenziali di sublimare tale primo evento attraverso trasmutazioni, esperienze, mimesi col circostante, anche con la negazione del proprio essere, come “ottone che si desta tromba”.
Nell’opera Illuminations l’esigenza trasmutatrice si fonde nella folla, nella notte, nella strada, ed il protagonista è come un killer, che si confonde negli incerti confini delle ombre notturne.
Si narra di un Killer poiché si uccide con il cuore e con la parola , oltre che con le armi e il mio Eroe (in quanto Poeta, Genio) è il Serial-Killer che si fa onore nella sua guerra immaginaria.
When you’re strange indaga il fallimento della capacità di comunicazione dell’essere umano, dell’Eroe che sublima un proprio Mantra nel suo smarrimento contemporaneo, la sua impossibilità di comunicare perché diverso, straniero, sebbene appaia omologato socialmente.
Ne Lo scenario di Red Luise (una zona di silenzio) Per conoscere la solitudine bisogna essere in due c’è il tentativo di una trasmutazione femminile, dove la solitudine si ripete ogni qualvolta l’esperienza passa attraverso le relazioni.
Maria è una donna per cui uccidere!
Ma è destino che vada persa, perché l’Eroe, il Killer, era già partito per la sua guerra...
Antonio Sidibè nasce nel 1986 a Firenze, vive e lavora a Viareggio. Diplomato in lingue europee, ha conseguito la laurea triennale con il prof. Omar Galliani presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara.
Nel 2010 oltre alla prima personale "Black&White" a Pietrasanta (Galleria La Meridiana) prende parte alla LX Rassegna Internazionale D’Arte/Premio G.B Salvi a cura di Mariano Apa.
Espone in diverse collettive e fiere d’arte in Italia e all’estero e alla Biennale dell’Accademia di Belle Arti di Carrara (Infieri 2007) e a due edizioni dell’iniziativa Liberamente Libro ideata da Omar Galliani (2006, 2007).
Nel 2011 partecipa alla 54° Biennale di Venezia - Lo Stato Dell’Arte - Padiglione Italia/Accademia (Venezia, Tese di San Cristoforo all’Arsenale). Nel 2012 partecipa ad Accademia Italia, a cura dell’Accademia di Belle Arti di Brera. Nello stesso anno fa parte della collettiva "Stanze d'artista" presso la Galleria Russo di Roma e Biblioteca/Galleria Angelica. Nel 2013 vince come secondo classificato il " Premio Opera - Lavoro in corso - Tra utopia e realtà" a Ravenna e prende parte alla mostra\residenza " A Matilde " da un'idea di O.Galliani e nel 2014 fa parte degli artisti di “Remake, interpretazioni contemporanee del La ragazza con l’orecchino di perla alla Galleria Spazio Testoni di Bologna e alla Fondazione Terruzzi-Villa Regina Margherita a Bordighera (Im)..


Matteo Tenardi

*Lo spazio è ciò che arresta lo sguardo, 2014
olio e tempera su tavola sagomata, ancora in ferro e scritta sul muro,
misure complessive cm.220x180



Home *

Nella stanza ogni parete è abitata da quattro individui senza apparenti relazioni, come una casa abitata da quattro estranei. Su tre pareti ci sono tre ipotetiche vie di fuga, delle feritoie orizzontali o verticali, che si aprono nel muro e segnano una via d'accesso per un altrove. Nell'ultima parete c'è un individuo che dà la schiena alla stanza.
Un sacco e una pietra, una scala, l'idea dell'orizzonte, un’ancora e una piccola scritta sul muro, sono gli elementi che accompagnano i quattro soggetti.
Ciò che lega gli elementi è il loro ruotare attorno all'idea della relazione dell’essere umano con lo spazio, e quindi il concetto del Limite, l'idea dell'abitare e il principio della Fuga in senso spaziale e temporale.
*Lo spazio è ciò che arresta lo sguardo, ciò su cui inciampa la vista: un ostacolo: dei mattoni, un angolo, un punto di fuga: lo spazio è quando c'è un angolo, quando c'è un arresto, quando bisogna girare perché si ricominci. – (da “Specie di spazi” di Georges Perec del 1974).
Matteo Tenardi nato nel 1984 a Castenuovo Grafagnana (Lu),vive e lavora a Massa (Ms). Dopo gli studi all'Istituto Statale d'Arte F. Palma di Massa, dove si diploma in Arte e Restauro delle opere lapidee, prosegue gli studi all' Accademia di Belle Arti di Carrara frequentando il corso di Pittura conseguendo la laurea triennale in Arti Visive. Tra le principali mostre si ricordano: “Artsiders” alla Galleria Nazionale dell’Umbria (PG), “REMAKE interpretazioni contemporanee de La ragazza con l’orecchino di perla” alla galleria Spazio Testoni di Bologna e alla Fondazione Terruzzi-Villa Regina Margherita a Bordighera (Im), nel 2014; A Matilde, a cura di Omar Galliani, Canossa; il Premio Michetti al Museo Michetti di Francavilla al Mare (CH) con l’opera vincitrice del premio acquisizione che entra nella collezione permanente del Museo, nel 2013; "Open space 2” alla Galleria Nazionale di Cosenza, nel 2012; la “LX Rassegna G. B. Salvi” a Sasso Ferrato (AN); nel 2010; “Sul Limite” all’ex cava del Monte Pelato (LU) nel 2009; la “13° BIENNALE D'ARTE SACRA”, Museo Stauros di San Gabriele (Te), nel 2008; “Cristalli di Rocca” alla Galleria civica Palazzo Borgatta, Rocca Grimalda (Al), nel 2007; “Liberamente Libro” al Complesso Monumentale Guglielmo II, Monreale (Pa) nel 2006.
Nell'aprile del 2014 una sua opera è entrata a far parte della Collezione di Arte Contemporanea del Ministero degli Affari Esteri, Palazzo della Farnesina (Roma).

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