Prima di partire per le vacanze cercavo un taccuino su cui prendere appunti in viaggio. Un’agendina, insomma.
E’ una sorta di rituale che faccio ogni anno, quando so di dovermi allontanare da casa per qualche giorno. Va quasi sempre a finire che acquisto una Moleskine di cui poi riempio al massimo una decina di pagine, perché scopro poi che mi è più comodo prendere appunti sull’iPad o perfino sull’applicazione “note” del mio smartphone.
Sta di fatto che questa diventa una buona scusa per farmi un giro nei reparti cartoleria dei megastore -Feltrinelli, Mondadori, Fnac etc. Sono reparti, come ho già detto in altre occasioni, che si sono espansi cannibalizzando diversi scaffali dedicati ai libri. La fantascienza, per esempio, è un genere estinto, ridotto a un paio di striminziti ripiani.
In compenso ora potete trovare bellissime agendine di ogni marca, colore e dimensione. Idem per penne, matite, album da disegno, borse, borselli, custodie.
Non lo nego: l’eleganza di questi prodotti mi affascina e mi attrae. Prendiamo la già citata Moleskine: ha una linea di prodotti decisamente raffinati e gradevoli. Oltre ai taccuini -un classico per questo brand- è possibile trovare una vasta gamma di prodotti realizzati con grande cura per il dettaglio.
Il punto è che sono oggetti che rappresentano uno status symbol, un cliché. E costano anche parecchio.
Lo zainetto Moleskine che tanto mi piaceva costa 120 euro. Quando ho girato il cartellino del prezzo sono rimasto fulminato, come un vampiro all’atto di toccare una croce.
Centoventi euro per un normale zaino di modesta capienza. Roba che se lo comprate in un qualsiasi ipermercato spendete al massimo venti euro.
Moleskine a parte, direi che tutta questa categoria merceologica ha dei prezzi assurdi. Un gioco al rialzo che arriva a far pagare una semplice agendina anche oltre i 20 euro.
Status symbol appunto. Di cosa poi, non lo so.
Qui da me ammettre che si ha la passione della scrittura non è quasi mai un punto a favore, figuriamoci se ci si arrischia pure ad atteggiarsi in pose intellettualoidi, sfoggiando penne da 30 euro e quaderni rilegati in pelle di rinoceronte bianco.
Però mi viene da pensare che effettivamente da qualche parte funziona così. Esistono dunque per davvero dei salotti bene dove quattro cazzoni di mezza età sorseggiano tè da 15 euro a tazzina, dissertando di libri che leggono solo loro, e prendendo appunti su dei pezzi di gioielleria su carta?
Eppure, lo confesso, qualche agendina alla moda ce l’ho pure io in casa. Poche pagine usate, più accarezzate che non aperte. E alla fine, quando devo scrivere a mano, ripiego sempre sui block notes a spirale da 2 euro al pacco, comprate all’Esselunga.
- – -