Agenzie letterarie: sei uno scrittore e vuoi un agente letterario? Pensaci bene prima di…

Creato il 03 luglio 2013 da Sulromanzo
Autore: Morgan PalmasMer, 03/07/2013 - 09:31

L’universo dei contratti editoriali delle case editrici si è frammentato negli anni, i miei colleghi agenti letterari che operano nel settore dagli anni Novanta, o prima, mi hanno spesso raccontato di come le tavole della passerella contrattuale siano diventate sempre più imporrate negli ultimi tempi. I cavilli aumentano al pari delle insidie.

Affidarsi ai servizi di un agente letterario supplisce alla mancanza di preparazione sui diritti d’autore e sui rapporti fra scrittore e casa editrice. Non è meramente una questione economica, bensì una strategia cosciente che permette di non preoccuparsi troppo di argomenti che potrebbero un giorno portare problemi non irrilevanti confidando soltanto sulle proprie forze. Se cresce il numero degli scrittori che cerca le tutele di un agente letterario è soprattutto per tali motivi.

Oggi vorrei tentare di spiegare che cosa accade in un’agenzia letteraria e quale clima si respira nell’editoria da qualche tempo. È vero che esistono 10 modi per farsi odiare dalle agenzie letterarie, ma è anche vero che ci sono molti modi per odiare gli editor delle case editrici. E fra case editrici e autori vi sono gli agenti letterari che si trovano a dover motivare momenti di stallo, mezze frasi che non risolvono le situazioni, fasi critiche che vanno filtrate. Mi sembra già di sentire qualcuno dire: «Un agente mi deve dire tutto, tutto alla lettera, tutto ciò che l’editor ha detto!» Abbandoniamo per qualche minuto l’ingenuità, se così fosse, se così l’agente facesse, inizierebbe nella stragrande maggioranza dei casi una serie di mail e telefonate fra agente letterario e autore che impegnerebbe tempo senza sovente giungere a una soluzione costruttiva.

Esempio.  

Editor: «Morgan, guarda il file, sono d’accordo con te sulle parti colorate di verde, ma quelle gialle fanno schifo, e quando dico schifo sono gentile, e infatti ho visto che le hai segnate come dubbie, ma vanno tolte e basta!»

Agente: «Lo immaginavo, va bene».

Qualche minuto dopo.

Agente: «L’editor mi ha detto che quelle parti gialle fanno schifo, vanno tolte e basta…»

Aspirante scrittore: «Perché?»

Agente: «Non perdiamo tempo sui perché, non serve a far cambiare idea all’editor, è così, punto, andiamo avanti.»

Aspirante scrittore: «No, Morgan, io voglio che tu mi dica il perché!»

E iniziano minuti, tanti minuti, nei quali si perde un sacco di tempo quando va bene, a volte si rischiano incomprensioni e discussioni, perché tu che stai leggendo, se scrivi, se hai un inedito in corso d’opera con un agente o una casa editrice, forse pensi che ragioni diversamente, forse ti dici con una certa sicurezza che se ti capitasse una situazione simile non saresti un rompiscatole, non reagiresti male, e invece ti garantisco che la probabilità che un dialogo possa degenerare è alta, perché tu credi di avere scritto un’opera che va un po’ modificata, ma di certo non sopporti che vi siano tagli, i tagli ti innervosiscono (“su questa parte ci ho lavorato mesi”, “eh no, qui c’è la chiave per capire poi la ragione…”, “ma cavolo, qui c’è il mio stile, la mia anima…”)

Diciamocelo con chiarezza: l’ego di un aspirante scrittore è sconfinato, ha fame di successo, vuole firmare le copie nelle librerie, vuole riempire i teatri leggendo parti della sua opera, desidera vincere lo Strega o il Campiello. Questa è la realtà nel 99% dei casi e a ciò un agente letterario deve pensare prima di rivelare tutte le informazioni ricevute da un editor d’una casa editrice. Fomentare quei desideri dell’ego può essere catastrofico nel rapporto fra aspirante scrittore e agenzia letteraria.

Un tempo avevo adottato una modalità bonaria che ritenevo costruttiva, raccontare all’aspirante scrittore gli eventi nel dettaglio, motivare ogni scelta nei particolari. Ho imparato che non funziona, anzi il più delle volte è deleterio. Così si diventa più taciturni, più silenziosi, che, a ragion veduta, è un’ottima lezione di umiltà per l’aspirante scrittore. C’è chi sbotta, chi si innervosisce, chi mi definisce latitante, chi mi insulta, chi chiude il rapporto professionale. Ora forse ti sembrerà strano quanto ti sto per dire: persone così è meglio perderle, meglio capire con chi si ha a che fare, meglio educare subito l’ansia e l’impazienza altrui, perché?

Perché verranno momenti non facili, quando non ci saranno pubblicità al libro in televisione (l’autore pensa che vi sia sempre un lancio mondiale del suo libro con le breaking news sulla CNN), quando ci saranno pochi o nessun articolo sui giornali (l’autore pensa di finire il giorno dopo la pubblicazione sul Corriere della Sera con paginone dedicato al suo libro), quando la distribuzione del libro sarà lenta (l’autore pensa di andare subito alla libreria Feltrinelli della sua città e trovare la vetrina colma con il suo nome e cognome), quando non sarà invitato al Salone del Libro di Torino o al Festivaletteratura di Mantova (l’autore pensa di viaggiare su aerei di prima classe per andare a parlare con il pubblico francese al Salon du Livre a Parigi e con il pubblico tedesco alla fiera internazionale del libro di Francoforte). E le reazioni potrebbero essere esplosive, con gravi conseguenze per tutti gli attori coinvolti.

Ho fatto negli ultimi mesi una piccola indagine con alcuni colleghi agenti letterari stranieri, premessa: da un lato, c’è il numero consistente di titoli pubblicati ogni anno in molte nazioni, ed è in crescita, dall’altro lato, c’è il numero di persone che mandano inediti agli agenti letterari e alle case editrici. Concentrati sul secondo aspetto. L’Italia è uno dei Paesi nei quali l’invio è massiccio, un popolo di aspiranti scrittori come spesso si dice. Una piccola agenzia letteraria come la mia in Gran Bretagna o in Francia riceve due tre inediti alla settimana, Sul Romanzo Agenzia Letteraria li riceve in un giorno. Un dato significativo. Un dato che deve fare riflettere su come un agente letterario è tenuto a comportarsi per non trovarsi problemi con narcisi della letteratura e per evitare di perdere di continuo tempo con chi non vorrebbe mai eseguire tagli su un inedito.

Mi ha fatto molto piacere un incontro alcune settimane fa con una scrittrice che rappresento. Ci siamo presi un caffè.

«Sono contenta oggi, lo sai?»

«Perché?»

«Perché credo di avere capito la lezione che mi stai dando dal febbraio 2011…»

«A cosa ti riferisci? Due anni e mezzo per capire una lezione non è male…», e sorrido.

«Mi hai fatto capire che mi devo dare una calmata, che era meglio incazzarmi con te che rischiare di fare una figuraccia di fronte ai miei lettori, sono una cazzara, e anche una che può risultare molto strafottente, tu me lo hai fatto capire e ti ringrazio!»

«Se ho aspettato a stringere i tempi con la casa editrice, è per questo motivo e mi piace che tu l’abbia finalmente capito, perché, mettitelo bene nella testa, non sono responsabile del tuo quoziente intellettivo, ma se là fuori fai figure di merda con i lettori e con la casa editrice, non ci rimetti solo tu, ma anche la mia agenzia come puoi intuire».

Quando interagisco con un aspirante scrittore o con uno scrittore con qualche pubblicazione alle spalle, ho capito che contano due cose: il lato umano e il lato professionale. Devono andare di pari passo perché nei momenti critici bisognerà capirsi senza drammi, senza tensioni che potevano essere previste molto tempo prima. E mi sono promesso da tempo che non bisogna avere fretta nell’editoria. Ci sono scrittori che si sono bruciati dopo un solo libro pubblicato, perché l’agente ha tentato il colpaccio con una persona ancora immatura sui temi editoriali oppure perché lo scrittore non è stato educato dal suo agente all’umiltà. Sono certo che vi sono agenti in questo momento che stanno sorridendo, perché esistono colleghi molto disinteressati al lato umano, che considerano le mie affermazioni ridicole, eppure io sono sempre più convinto che questa sia la strada giusta per costruire nel lungo periodo un progetto di collaborazione proficuo fra le parti interessate.

Vorrei prendermi ancora in futuro del tempo per raccontarvi i rapporti fra scrittori, agenti letterari e case editrici. Credo che possa essere utile a chi sta cercando un’agenzia letteraria. Alla prossima.  

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