«Ecco la sua cioccolata.»
La cameriera posa la tazza ricolma sul tavolino.
La ringrazio e, con un gesto della mano, la trattengo
«Soltanto una curiosità» spiego, sorridendo. «Lei che aggettivo darebbe a questa cioccolata?»
Lei sorride a sua volta, spiazzata. «Non saprei …»
Zucchero la bevanda mentre lei si arrende. Fa spallucce.
Mescolo adagio col cucchiaino e piazzo il mio aggettivo. «Per me, oggi, questa è una cioccolata necessaria!»
Lei mi scruta un tantino perplessa.
Io ammicco, porto la tazza alle labbra e assaggio, quel tanto che basta a scottarmi atrocemente la lingua. Mi scappa, sottovoce, una mezza bestemmia.
«Ho trovato l’aggettivo» ride lei, congedandosi. «Che ne pensa di calda?»
Incasso l’affondo e la seguo soddisfare le esigenze degli altri clienti. Non so se brucia di più la porzione scottata della mia lingua o la mia incapacità di comprendere l’esatta temperatura che separa una bevanda semplicemente calda da una indubbiamente bollente.
Danilo Zagaria