Quante persone di età, professione e appartenenza politica diverse vorrebbero sedersi a tavola con il premier italiano? Con Matteo Renzi, enfant prodige del panorama politico nostrano ed ormai unico vero catalizzatore di consensi, non si porrebbe il problema di trascorrere una serata noiosa. Anche in questo infatti sembrerebbe aver preso dal suo predecessore, ormai “socio” nel patto del Nazareno: la grande capacità organizzativa e attrattiva, la battuta sempre pronta, l’egocentrica tendenza del “one man show”.
Peccato che quest’opportunità non sembra essere propriamente per le tasche di tutti. Ieri sera, a Milano, precisamente al ristorante “The Mall” (locale trendy sotto il Bosco Verticale, il grattacielo simbolo di Porta Nuova), i seicento commensali hanno sborsato 1000 € a testa per accaparrarsi qualche ora con Renzi ed alcuni membri della sua squadra, tra cui l’onnipresente e sempre impeccabile, Maria Elena Boschi. Questa cena, che verrà replicata tra qualche giorno a Roma, è una delle prime manifeste operazioni di fundraising nel nostro Paese. Le casse del Partito Democratico, così come quelle di quasi tutti i movimenti politici, piangono e il Primo Ministro chiama in raccolta, oltre ovviamnete ai suoi fedelissimi (Oscar Farinetti e Davide Gariglio tra tutti per il Piemonte) tutti quelli del carro. Intendo coloro che, con la nomina di Renzi a palazzo Chigi, a volte anche a dispetto della loro storia, della loro credibilità, e il più delle volte per meri motivi d’interesse, sono saliti sul carro del vincitore. Ecco allora la solita sfilata di imprenditori, dirigenti privati e pubblici, politici e trombati. Tra i tanti piemontesi spiccano, solo per citarne alcuni, i fratelli Gavio (autostrade del Nord), Marco Boglione (Kappa, Superga, K-way), Alessandro Perron Cabus (Sestrieres spa), l’avvocato Alberto Mittone e consorte (ex assessore allo sport del Comune di Torino), Antonio Fenoglio (Cavourese trasporti) e Pietro Ruggero Braicovich (Banca Leonardo).
Ora, è assolutamente lontano dalla mia persona e dalla mia cultura, giudicare questo tipo di eventi in modo negativo. In politica ci sono delle spese, a volte anche consistenti, che devono essere finanziate ed ovviamente le sponsorizzazioni non possono che essere chieste a coloro che se le possono permettere. Quello che mi sento di eccepire è il modo. Sono veramente sicuri il nostro premier e tutti gli elettori che lo stanno supportando, che l’abolizione dei rimborsi elettorali o, senza demagogia, del tanto vituperato finanziamento pubblico a vantaggio di un sistema basato su sponsor privati, anche se dichiarati, sia la scelta più oculata o quantomeno conforme ad una sana cultura democratica e parlamentare? Lasciando perdere i pretestuosi argomenti liberal, hanno poi considerato la possibilità del pubblico baratto soldi-potere? Sull’onda grillina del magna-magna e delle varie Rimborsopoli, non ha forse prevalso il sentimento sulla ragione? Insomma Renzi con la progressiva abolizione (quella definitiva è prevista nel 2017) dei rimborsi elettorali ha tagliato alla radice ipotesi poco onorevoli di peculato, ha sicuramente e conseguentemente indorato il proprio consenso presso i cittadini, ormai eccessivamente indignati per lo sperpero di denari pubblici soprattutto in un contesto di crisi come quello attuale, ma ha fatto veramente un servizio al Paese?
A questo mio piccolo cruccio non si può dare una risposta univoca, dal momento che solo “sopra le nuvole” sia il finanziamento pubblico che quello privato escluderebbero qualsiasi ipotesi di reato o di comportamento poco lodevole. Ma in Italia, purtroppo celebre per essere posizionata ai vertici dei paesi più corrotti, finanziamenti e sponsorizzazioni privati, e anche semplici cene di questo tipo, possono legittimamente insospettire. Per non parlare di come venga mutilato il principio di rappresentanza, destinato a diventare monopolio solo di chi si può permettere un partito capace di stare sul mercato o possa influenzare il presidente di turno.
Per sfortuna nel primo caso e fortunatamente nel secondo non siamo gli Stati Uniti, dove il fundraising è stato inventato, pur con una normazione assai vincolante. La democrazia è di tutti e tutti dovremmo, a discapito dei demagogici referendum votati e dell’eccessiva foga populista di cui mi fischiano le orecchie,sobbarcarcene i costi.
Presidente Renzi, un consiglio disinteressato: ritorni alle più romantiche Feste dell’Unità. Un posto da aggiungere c’è: il suo.