Magazine Internet

Aggressione a Belpietro, per 38 utenti di un gruppo Libero scatena la psicosi-Facebook

Da Kobayashi @K0bayashi

I fatti sono ormai noti, e hanno occupato per tutto il giorno ampie pagine della cronaca nazionale: ieri sera un uomo, vestito da finanziere e armato di pistola, si è appostato nel condominio milanese dove abita Maurizio Belpietro, il direttore del quotidiano Libero, per tendergli un agguato. Il piano criminale è stato sventato solo grazie a un agente di scorta, assegnata al giornalista ormai da 8 anni, che si è accorto della figura sospetta nascosta sul pianerottolo e l’ha messa in fuga esplodendo tre colpi con la pistola d’ordinanza.

Sacrosanti gli articoli di condanna dell’episodio, e altrettanto inevitabili le dichiarazioni di solidarietà bipartisan: quello che stona, in tutta la faccenda, è che il giornale milanese sia riuscito a scatenare anche in questa occasione la psicosi Facebook con un articolo in prima pagina sull’edizione online della testata che, senza troppi giri di parole, accusa il social network di diffondere l’odio e di aver in qualche modo “preparato il terreno” a un clima di caccia alle streghe che avrebbe poi condotto, più o meno direttamente, al potenzialmente grave epilogo della vicenda.

giornale_facebook_attentato_belpietro

C’è chi si limita a creare gruppi su Facebook dal titolo “Io odio Belpietro” e chi invece lo vorrebbe vedere morto. Si chiama “Kill Belpietro” e al momento il gruppo ha solo 38 membri, ma in questo clima di tensione non c’è da dormire sonni tranquilli. La descrizione dice: “Persona ottusa, stupida e servile, che mortifica la professione del giornalista. L’emblema della faccia da schiaffi! Sì sì è proprio lui: il direttore di Libero, Maurizio Belpietro”. Sulla bacheca, una serie di insulti e link come “Se Belpietro è un giornalista, Cicciolina è vergine” con tanto di foto creata ad hoc. L’ultimo intervento risale al 24 settembre. La pagina è stata creata prima dell’attentato e al momento non è stata chiusa dai controllori del sito. In questi casi molto dipende dalle segnalazioni che vengono fatte dagli altri utenti del social network.

La strumentalizzazione del fattore Facebook è ancora una volta piuttosto chiara. In casi del genere, non si sa bene perché, i cosiddetti mainstream media si scatenano in una vera e propria “crociata”  per denunciare le presunte storture di Internet, senza evidentemente che chi lancia l’accusa abbia una piena consapevolezza del mezzo né sia così ben informato sul funzionamento dello strumento che sta demonizzando.

Sarebbe troppo facile smontare un castello accusatorio debole come quello messo in piedi dal giornalista che ha pubblicato l’articolo, e non sarei il primo a evidenziare che un esempio come quello di “Kill Belpietro” – per quanto certo di cattivo gusto, così come tutti i gruppi del genere – non sia affatto correlabile con il brutto agguato (fortunatamente fallito, checché se ne pensi del Belpietro giornalista).

D’altra parte non può nemmeno essere preso a modello per dare forza alla propria (strampalata) tesi un gruppo creato su un social network a cui può accedere praticamente chiunque (e la scusa dell’account del tipo “nome+cognome” non regge, dato che ci si può facilmente iscrivere sotto false generalità e anzi addirittura con identità palesemente fasulle), composto per altro da soli 38 membri: un numero che non potrebbe mai e poi mai costituire un campione affidabile per misurare il grado di pericolosità.

Insomma: una brutta storia, quella del mancato attentato, che viene addirittura peggiorata da questa improbabile e generica accusa alla Rete. A che scopo, poi?


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :