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Agli italiani il genoma non fa paura: lo dice un sondaggio di Galileo

Creato il 03 febbraio 2011 da Emmecola

Ieri sono stati pubblicati i risultati del sondaggio creato dalla redazione di Galileo dal titolo AAA Volontari del genoma cercasi. La domanda era la seguente.

George Church, uno dei ricercatori che hanno reso accessibile la tecnica per il sequenziamento del genoma umano, ha lanciato un appello su New Scientist: cerca volontari. L’obiettivo è raccogliere il patrimonio genetico del maggior numero possibile di persone e rendere questo enorme ammontare di dati una risorsa disponibile per la ricerca scientifica in ogni campo. Al momento sono 13 mila gli individui disponibili all’esperimento, 1000 dei quali hanno anche acconsentito alla messa on line dei propri tratti genetici. E tu ti offriresti come volontario?

Agli italiani il genoma non fa paura: lo dice un sondaggio di Galileo

Quasi il 58% dei partecipanti hanno risposto sì, con la garanzia che i dati genomici siano utilizzati (in forma anonima) esclusivamente a scopo di ricerca. Un coraggioso 38% addirittura pubblicherebbe il proprio genoma online, così come fatto da George Church e altri nell’ambito del Personal Genome Project. Di questa cosa avevo già parlato tempo fa, quando il club di Genomes Unzipped decise di mettere a disposizione, liberamente scaricabili dal sito, i propri dati genetici. Meno del 5% sono coloro che invece non sono interessati a farsi sequenziare, neppure con la garanzia dell’anonimato e dell’utilizzo esclusivo a fini di ricerca.

A quanto pare, agli italiani il genoma non fa paura: questo sembra comunicarci il sondaggio di Galileo, che ha avuto 527 risposte (molte più di quelle che riesco a ottenere io con il mio blog da quattro soldi!). Mi ha stupito in modo particolare il numero elevatissimo di coloro che pubblicherebbero online il proprio intero codice genetico: sinceramente mi aspettavo una percentuale molto, ma molto più bassa per questa risposta. Io stesso, che pure sono appassionato di genetica, ho scelto di tenere una posizione molto cauta sulla questione! Mi piacerebbe che si aprisse un dibattito più ampio che vada oltre questo interessantissimo sondaggio, in modo tale che i partecipanti possano spiegare le motivazioni alla base della propria scelta, qualsiasi essa sia stata. Sarei molto curioso di conoscerle.

Nel frattempo, vi invito a leggere un articolo fresco fresco che tratta un argomento affine: i dati genetici utilizzati negli studi di ricerca dovrebbero essere svelati ai partecipanti, che volontariamente hanno messo il proprio DNA a disposizione della scienza? L’autore del post è Misha Angrist, che ha pubblicato online il proprio genoma nell’ambito del Personal Genome Project di Church e che su questa esperienza ha recentemente scritto un libro, Here is a Human Being.



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