Una nuova frattura colpisce il Pd siciliano: quella tra onnivori e vegetariani, divisi, a loro volta, nella corrente moderata e in quella vegana. Nel giorno di pasquetta Fabrizio Ferrandelli, discusso vincitore delle primarie del Pd nonostante il Pd, ha partecipato al largo di Piana degli Albanesi a una giornata tra brace e musica chiamata “Born to be grill”. L’originale titolo della manifestazione, che sembra frutto delle competenze linguistiche di Renzo Bossi e della consulenza gastronomica di Hannibal Lecter, ha però fatto infuriare i sostenitori di Leoluca Orlando. Stiamo parlando del candidato post-democristiano generato dalla guerra delle primarie, subentrato – di sua iniziativa – a Rita Borsellino tra gli strepiti di Sonia Alfano e le indagini della magistratura sui presunti brogli al gazebo dello Zen. La grigliata del lunedì dell’angelo si è trasformata in un’infernale carbonella elettorale, su cui si consumano – all’ultimo morso – rancori “di pancia” molto più profondi delle divisioni alimentari.
Massimiliano Mazzola, animalista e candidato della lista «La sinistra e gli ecologisti per Palermo» a sostegno di Orlando, esprime un pesante giudizio indiretto sul candidato carnivoro: «nutriamo profondo rispetto verso ogni forma di vita e riteniamo palesemente insensibile l’organizzazione dell’evento elettorale “Born to be grill”, riferendosi agli animali allevati e destinati al consumo umano. Gli animalisti ci sono rimasti male». Marianna Caronia, ex vicesindaco, si spinge oltre, definendo “orrido” l’evento, il titolo e il suo inerme oggetto. Lo staff di Ferrandelli tenta una contromossa che gli riconcili le simpatie degli elettori erbivori, placando la polemica con un sottile distinguo: il candidato di Pd e Sel non ha organizzato l’evento, ma vi ha solo preso parte. Come a dire: non ha macellato agnelli e capretti, ma li ha solo sbocconcellati. Alla fine sono arrivate le scuse per aver mangiato carne in luogo pubblico, con promesse d’impegno verso le associazioni animaliste e i loro rappresentanti.
Una legge di Murphy dice che l’uomo è un animale politico e l’uomo politico un animale. Tralasciando le loro preferenze alimentari, in questo momento i politici siciliani si prestano a una curiosa distinzione tra animali, vegetali e minerali. Animale politico è sicuramente Ferrandelli, che – pur scivolando sull’abbacchio – adotta strategie comunicative alla Cuffaro strizzando l’occhio al diffidente Pd e a Raffaele Lombardo. Animale politico è pure Leoluca Orlando, ex sindaco della “primavera di Palermo” ora pronto a raccogliere i consensi di chi vede in Ferrandelli un infiltrato di Lombardo nel Pd.
Vegetale, invece, è un Pd senza idee diviso tra filo-lombardisti e anti-lombardisti, incapace di risolvere l’impasse anche ora che la procura di Catania ha chiesto l’imputazione coatta per il governatore della Sicilia con le accuse di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio.
Minerale è proprio Lombardo, che annuncia le dimissioni nell’eventualità di un rinvio a giudizio, ma non si dimette e non ha probabilmente alcuna intenzione di farlo. Lombardo non grida al complotto e all’equivoco: attende fiducioso l’operato della magistratura, tanto più che in base a giurisprudenza recente essere il referente politico di Cosa Nostra non significa nulla.
Così si consuma la farsa del centrosinistra in terra sicula tra capretti espiatori, gazebi anomali, correnti carsiche e presidenti sulfurei. C’è chi ne approfitta, naturalmente. Da qualche giorno una voce inarrestabile, mai confermata né smentita, corre sul web: Rocco Siffredi avrebbe annunciato la propria candidatura a sindaco di Palermo. La pagina Facebook che sponsorizza Siffredi conta già più di seimila apprezzamenti.
Sull’onda, reale o immaginaria, di questa suggestiva discesa in campo, il centrosinistra isolano passa dalle grigliate di agnello ai pornodivi: da “born to be grill” a “from sheep to doggy style”. In attesa di nuovi sviluppi speriamo solo che i candidati a sindaco di Palermo lascino stare gli agnellini e la lingua inglese.