“Il nostro mestiere è andare in campo, giocare la partita e possibilmente vincere. Io ho sempre avuto un paragone: se per una fabbrica il prodotto finito è quello che va negli scaffali e nei punti vendita, per noi il nostro prodotto è il gol e dobbiamo produrne uno in più dell’avversario per ottenere poi il risultato finale, che è il successo della squadra. Abbiamo le radio che hanno altri diritti. Abbiamo i giornali che ci raccontano con occhio critico. Abbiamo il mondo di internet, della carta stampata, della televisione. Questi sono i mondi che esistono e continueranno ad esistere, perchè alla fine dobbiamo essere raccontati da terzi”, sottolinea Andrea Agnelli, “con gli strumenti attuali si è aperto chiaramente un nuovo mondo e questo nuovo mondo cosa ci permette? Non tanto di raccontare la partita, quanto di avvicinarci maggiormente ai nostri tifosi. I nostri tifosi che possono essere quelli che abitano a 5 chilometri dallo stadio, ma sono chiaramente anche quelli che abitano dall’altra parte del mondo. I nuovi media ci aprono chiaramente questa possibilità, ci aprono un universo completamente diverso. Noi oggi siamo editori delle nostre attività, così come lo sono al tempo stesso i giocatori, così come chiunque sia un attore all’interno del mondo sportivo o in qualsiasi mondo pubblico”.
Ma il presidente Agnelli interviene anche sul tema dell’uso dei social network da parte dei calciatori, sempre più diffuso e a volte oggetto di polemiche: “Se i giocatori vogliono parlare della loro vita privata sui social network, sono liberi di farlo. Se invece l’argomento e’ l’attivita’ societaria, devono prima verificare con la nostra comunicazione, sono sotto il cappello della Juventus. Una mezza frase viene interpretata, bene o male, un Tweet diventa mezza pagina di giornale o un servizio tv, quindi bisogna stare attenti in modo chirurgico a cosa si comunica, per evitare strumentalizzazioni”.