Agnese voleva solo danzare e lo faceva, sempre. Lo faceva con la mente. Al risveglio, ogni giorno piroettava a lavarsi il viso e le mani anche nelle giornate in cui l'acqua della sera prima era gelata. Ma non importava, quasi non la sentiva, la sua mente era occupata da tutti quei passi chiamati con nomi strani, ma che lei non ricordava. Perché Agnese non era andata a scuola, in quegli anni non si usava e poi lei doveva lavorare per dare un aiuto alla famiglia. Dopo essersi lavata il viso e le mani, si vestiva di quei quattro cenci del lavoro, metteva un fazzoletto in testa per raccogliere tutti quei ricci e usciva, felice, saltellando e piroettando. Ne aveva di strada da fare a piedi per andare dalla sua signora a lavare i panni, ma si consolava pensando che mentre li stendeva, poteva ballare. E le mani rattrappite dentro quell'acqua gelida non la fermavano, lei sognava, sognava di levarsi in volo come facevano le vere ballerine e di saltare sulle punte. Agnese ha tanti anni, una bella casa e la lavatrice. Tiene i capelli bianchi raccolti in uno chignon, ha imparato un po' di francese, quello che si usa per i passi di danza e ha un album di figurine, lo tiene gelosamente nascosto, c'è il sogno di tutta una vita. Quando la vai a trovare te lo mostra, tutte le foto di ballerine famose e lei in una recita, con un paio di scarpette rosa e un abitino in seta. Ballava, era la più brava anche se non sapeva né leggere, né scrivere, ma aveva imparato i nomi francesi, quelli che si usano per i passi di danza. Se vuoi ti fa toccare quella foto, ma piano è il suo sogno.
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