Briatore ha detto proprio questo: che Agorà, come tutte le trasmissioni dibattito, serve come sfogo... ma non si risolve nulla.
Insomma ha messo l'accento su quanto anch'io ho percepito e quindi scritto: la gente vuole fatti, le chiacchiere, quali valvole di sfogo, non bastano più.
Un po' piccato Gerardo Greco ci ha tenuto a dire che "Noi facciamo informazione".
Giusto, serve senz'altro, ma Briatore è molto pragmatico e vede la realtà in quel modo, che a lui ha portato molta fortuna.
Fortuna che io, piccola borghese lontanissima da quel mondo, non ho mai capito come ha potuto nascere e crescere così tanto e così bene.
La biografia di Flavio Briatore da Wikipedia:
Nasce da genitori maestri di scuola elementare. Dopo il conseguimento da privatista del diploma di geometra inizia a lavorare come maestro di sci e gestore di ristoranti per poi arrivare ad aprirne uno suo, il locale "Tribüla"[2] (in piemontese, "tribülé" significa procedere con fatica, dover superare molti ostacoli), ristorante che in seguito fu chiuso per mancanza di risultati economici soddisfacenti. Dopo aver fatto l'assicuratore a Saluzzo, negli anni settanta collabora con un finanziere e costruttore edile di Cuneo, Attilio Dutto, che aveva rilevato la Paramatti Vernici, azienda già di proprietà di Michele Sindona. Il 21 marzo del 1979 Dutto venne assassinato a Cuneo con una bomba collegata all'accensione della sua auto: la verità sul caso non fu mai accertata, ma che in base ad alcune testimonianze l'omicidio sembra essere stato eseguito dalla criminalità organizzata[4] In seguito alla scomparsa di Dutto, Briatore si trasferì a Milano, dove iniziò a frequentare l'ambiente della Borsa. A Milano conobbe Achille Caproni (patron della Caproni Aeroplani), che gli affidò la gestione della CGI (Compagnia Generale Industriale), la holding del gruppo Caproni. I risultati ottenuti da Briatore però furono negativi: la Paramatti, acquistata nel frattempo da Caproni su consiglio dello stesso Briatore, finì in un "crac" ed il pacchetto azionario dell'impresa fu venduto alla statale Efim. Conclusa la collaborazione con Caproni, Briatore si presentò per un breve periodo come agente discografico, spesso in compagnia di Iva Zanicchi, per poi dedicarsi ad affari connessi a bische clandestine e gioco d'azzardo, che lo portano ad essere condannato in primo grado ad un anno e sei mesi di reclusione dal Tribunale di Bergamo[5] e a tre anni dal Tribunale di Milano.[2][6] Briatore riuscì ad evitare il carcere rifugiandosi a Saint Thomas, nelle Isole Vergini, per poi tornare in Italia dopo un'amnistia. Durante la latitanza alle Isole Vergini, grazie all'amicizia con Luciano Benetton (conosciuto negli anni milanesi), aprì alcunifranchisingBenetton, facendo poi rapidamente carriera nel gruppo dirigente dell'azienda di Ponzano Veneto[1] Rientrato in Italia Flavio Briatore iniziò ad interessarsi al mondo della Formula 1, di cui diceva «non è uno sport, è un business», impegnandosi direttamente nel circus a partire dal Gran Premio d'Australia del 1988 ancora grazie alla famiglia Benetton, che lo coinvolse nell'attività della scuderia Benetton di Formula 1, creata nel 1986 da Davide Paolini e Peter Collins sulle ceneri dellaToleman. Qui Briatore all'inizio degli anni novanta ottenne l'incarico di direttore commerciale e poi, dopo il licenziamento dei vertici della società, ne divenne direttore esecutivo, trasformando la scuderia in un team competitivo. Dopo aver assunto e licenziato in poco tempo l'ingegnere John Barnard, chiamò in squadra Tom Walkinshaw, che nel 1991 ebbe l'intuizione di ingaggiare dallaJordan il giovane pilota Michael Schumacher, malgrado questi avesse all'attivo una sola gara in F1 disputata in quella stessastagione. Schumacher vinse una gara nel 1992 ed un'altra nel 1993, per poi diventare campione del mondo con la Benetton per due volte consecutive nel 1994 e nel 1995, anno in cui la Benetton vinse anche il titolo costruttori. Il 10 febbraio 1993, un ordigno esplose davanti all'ingresso della dimora londinese di Briatore, nell'elegante quartiere di Knightsbridge. L'attentato non causò vittime, ma solo danni al porticato, e le conclusioni degli inquirenti inglesi furono che si fosse trattato di un atto dell'IRA e che l'obiettivo non fosse Briatore.
Come si può passare da un impresa all'altra attraverso fallimenti e condanne senza finire male?
Fortuna? Eh! Sono una piccola borghese ma sono molto pragmatica anch'io... Non credo che sia fortuna, né poliedrica abilità... Altrimenti imprenditori intelligenti e superlaureati sono tutti terribilmente sfortunati.. e forse un po' scemini...
Non vi fate ingannare dalle inchieste della Polizia inglese, a proposito della conclusione sulla presunta bomba dell'IRA del 1993, e ricordatevi che fu la Polizia inglese a concludere che Calvi si era impiccato da solo sotto il Ponte dei Frati Neri....