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Agropirateria, Cia: 165 mln di euro di danni al giorno al Made in Italy

Creato il 11 gennaio 2012 da Informasalus @informasalus
CATEGORIE: Alimentazione
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Agropirateria, Cia: 165 mln di euro di danni al giorno al Made in Italy

Ieri alla Camera si è parlato di contraffazione agroalimentare: in Aula si discute sulla relazione presentata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione in campo commerciale.
I dati che descrivono il fenomeno sono allarmanti: 165 milioni di euro sottratti ogni giorno al Made in Italy nel mondo. Solo all’agricoltura l’italian sounding e falsi alimentari costano oltre 3 miliardi l’anno. A rilanciare questi numeri è la Cia-Confederazione italiana agricoltori, secondo cui l’agropirateria internazionale genera un business illegale di ben 60 miliardi di euro l’anno: una cifra superiore di quasi due volte e mezzo il valore complessivo dell’export agroalimentare italiano, pari a 25 miliardi di euro nel 2010.
“In Italia -ricorda la Cia- ci sono oltre il 22% dei prodotti certificati registrati complessivamente a livello europeo. A questi vanno aggiunti gli oltre 400 vini Doc, Docg e Igt e gli oltre 4mila prodotti tradizionali censiti dalle Regioni e inseriti nell’Albo nazionale. Una lunghissima lista di prodotti che ogni giorno, però, rischia il “taroccamento”.
Oltre all’italian sounding, che include tutti quei prodotti che richiamano nel nome e nella confezione l’italianità senza averne alcun titolo, come il Parmesan, c’è da considerare il made in Italy falso, che vale 7 miliardi di euro l’anno. Di cui ben due terzi sono in capo al solo settore agroalimentare.
Insomma, siamo di fronte a un immenso supermarket del “bidone alimentare”, “dove a pagare è solo il nostro Paese”, anche perché a livello mondiale ancora non esiste una vera tutela dei nostri Dop, Igp e Stg. Solo negli Stati Uniti il giro d’affari legato alle imitazioni dei più famosi formaggi nostrani supera abbondantemente i 2 miliardi di dollari l’anno. E che se soltanto in Usa si potessero tutelare efficacemente le denominazioni dei prodotti, l’export italiano avrebbe un potenziale tre volte superiore all’attuale, avvicinandosi ai 10 miliardi.
Ecco perché ora bisogna fare qualcosa di più: il “made in Italy” agroalimentare è un settore economicamente strategico oltre a rappresentare un patrimonio culturale e culinario che è l’immagine stessa dell’Italia fuori dai confini nazionali. Adesso servono misure “ad hoc” come l’istituzione di una task-force in ambito Ue per contrastare truffe e falsificazioni alimentari; sanzioni più severe contro chiunque imiti prodotti a denominazione d’origine; un’azione più decisa da parte dell’Europa nel negoziato Wto per un’effettiva difesa delle certificazioni Ue; interventi finanziari, sia a livello nazionale che comunitario, per l’assistenza legale a chi promuove cause (in particolare ai consorzi di tutela) contro chi falsifica prodotti alimentari.



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