Ah, poeta, sapessi quanto è difficile essere lettore!

Da Chiara Lorenzetti

Stringe il tempo il vento che freddo s’appresta all’autunno,
di colori accesi decora un canto d’amore.
Un libro giace, le pagine sfogliate a terra, poesie disperse tra le lettere,
vagiti di vita, profezie di morte, amori inarrivabili e stanchi, amori felici.
Un uomo lo coglie, rilegge quieto le righe ordinate ma nulla riesce a cogliere
se l’essenza a lui non è donata.
Non è del poeta il continuare la vita,
depone stralci di storie tra le parole ed abbandona il tempo a chi legge dei suoi turbamenti.

Ah, poeta, sapessi quanto è difficile essere lettore!
Ci si dimena tra versi scoscesi, tra rime bizzarre o punti sospesi,
tra righe infinite, parole unite, alla ricerca della via chiara, il testimone, la luce, il faro, la verità.
C’è da perdere la testa, il senno, e ritrovarlo per poi scomparire ancora, in un viaggio che ondeggia
che non conosce quiete se non nell’abbraccio di quelle parole che poi alfine arrivano a placare gli inganni.
E resta il silenzio, allora.
O s’alza una prece, un grido, una mano cordiale, una spinta, l’esistenza tutta a scuotere
chi seppe scrivere parole così profonde e vere.
E pare di poter dire al poeta, parlargli piano, sussurrare agli angoli delle parole, con ardimento, ciò che da fuori viene da suggerire, in un dialogo stretto tra chi legge e chi sta oltre il foglio, sciolto nell’inchiostro, plasmato tra punti e virgole, noi e il poeta, fronte a fronte, cuore a cuore, tra gli occhi, gli occhi.
-fu come quel giorno che mi venne da dire: ” …e comunque, se devi scegliere, piuttosto fuggi”-

Chiara