Il mondo è ormai fatto così, diviso tra la sostanza indecente e formalismo tanto artificiale da debordare facilmente, tanto che esiste ormai un corposo filone narrativo, soprattutto cinematografico che si ispira all’essere gay come fonte di autotutela proprio in ragione del politicamente corretto come, per esempio, il delizioso L’apparenza inganna con Daniel Auteil. E questo vale, almeno nell’arretrata Italia, anche per le carriere politiche. Pensiamo solo al vantaggio che ne può trarre un personaggio come Crocetta e immaginiamo solo per un attimo cosa sarebbe accaduto se Marino, rimanendo una creatura di Betttini e un sindaco incapace fino al midollo, fosse stato gay: il Pd non avrebbe potuto fargli la guerra nei modi prima sotterranei poi aperti tipico delle camarille, così come, dopo mafia capitale è stato costretto a tenerselo obtorto collo come soprammobile di onestà. E di certo la giunta avrebbe più difficoltà a opporgli un no o lo stesso Papa a dire di non averlo invitato, per l’inevitabile sospetto di discriminazione.
Purtroppo Marino va a cena con anonime donne bionde e com’è noto tiene anche famiglia, sia pure ossessivamente segregata come se le foto rubassero l’anima e non può dunque fruire di questo effetto, per quanto modesto possa essere. Ma è giusto che sia così: un onesto non può certo ricorrere a certi trucchetti e fingere di essere qualcosa che non è. O no?