Un paio di giorni prima dei referendum del 12 e 13 giugno ho avuto un’altra discussione sulla bacheca di una mia amica. Tutto è nato da un batti e ribatti tra lei e un suo “amico”, concluso così:
Ora, oltre a dimenticarsi totalmente della questione nucleare e della buona educazione ragliando sguaiatamente in faccia a una persona che (fortunatamente) nemmeno conosce come un’asina al macello, il nostro buon Luca dimostra di possedere un’ignoranza madornale e sconcertante. O forse è solo un gran paraculo, non lo so, nel dubbio gli concessi il beneficio del dubbio e gli risposi e posi un altro paio di domande, riportandolo per un attimo sul nostro pianeta:
Dove si cuciono magliette e scarpe sportive o dove si estraggono i diamanti, ma anche dove si coltiva la frutta tropicale o dove si deforesta per lasciar spazio ad allevamenti che daranno carne per i fast food o pelle per la moda. Questi paesi godono della ricchezza di chi commercializza il prodotto finale? Chi lavora direttamente e in loco alla produzione dei beni destinati alle grandi corporazioni, viene retribuito e ha uno stile di vita come quello dei cittadini di dove le aziende hanno sede?
Ricevetti un’altra risposta fuori dalla realtà, sia strafottente che ignorante, che non persi tempo a correggere:
Io gli risposi con un pippone che a pensarci adesso mi sarei potuto risparmiare o comunque scrivere in maniera diversa, ma tant’è:
Non avendo più niente da dire, tagliò la corda (il “Mi piace” è mio e alquanto ironico):
Qualche giorno fa ho ripreso la discussione per postare il link originale a questo documento, ma finora non ho ottenuto risposta, neanche un insulto piccino picciò.
-m4p-