Appelfeld nasce in una famiglia di classe medio alta, famiglia che si vedrà togliere dal nazionalsocialismo che gli uccise la madre e lo divise dal padre. All'età di soli nove anni, nel pieno dell'autunno rumeno, riuscì a fuggire nei boschi vicini al campo di sterminio e lì sopravvisse cibandosi di quel che trovava, acqua e frutta principalmente. Visse quei giorni terrorizzato da scene di crudeltà immane, come dei contadini all'inseguimento armato un bambino ebreo. Giorni che lo portarono a porsi le sue prime domande: "Cosa c'è di sbagliato in me? Perché mi vogliono uccidere? Ho forse un volto, un corpo, dei pensieri diversi? " cercando una ragione al massacro.
Seppur biondo con gl'occhi azzurri e anche se parlava bene l'ucraino, Appelfeld non trovò chi volesse adottare un bimbo di dubbie origini, fu così adottato da dei criminali che nel tempo definì: "La mia seconda scuola", che durò circa due anni, persone terribili capaci però di atti generosi. Appelfeld ricorda che il contatto con i criminali gli aveva fornito gli strumenti per capire gli esseri umani imparando i significati di: "generosità, odio, brutalità e tutti i sensi dell'essere umano".
Appelfeld è senza dubbio, grazie alle sue storie e alla sua tecnica scrittoria, uno dei più importanti scrittori israeliani viventi. Nei suoi numerosi scritti affronta sempre in modo più o meno diretto il tema della Shoah e dell'Europa prima e durante la seconda guerra mondiale, libri che gli hanno permesso di ricevere diversi premi tra cui il Premio Israele, il Premio Mèdicis in Francia e il Premio Napoli in Italia.
Splendide le due opere:
"Notte dopo notte" un commovente romanzo che parla del protagonista Manfred e un gruppetto di amici, ebrei dell'Europa orientale sopravvissuti ai campi di sterminio col sogno di far rivivere la lingua yiddish, e con essa i loro cari, scomparsi nella Shoà. Una storia asciutta ma incantevole dove la vita scorre tra letture e canti, mostre, discussioni e lunghe notti insonni, durante le quali la tragedia passata riaffiora in confessioni e incubi.ù
"Tutto ciò che ho amato" che narra di amori difficili e amari, di tradimenti, gelosie e vendette, e delle ferite che lasciano nell'anima dei protagonisti. Il protagonista Paul è in bilico tra i genitori divorziati e costantemente angosciato dal timore di perderli, il padre pittore è un artista tormentato, sempre pronto a schierarsi contro ai demoni dell'ispirazione e agli antisemiti, mentre la madre gli insegna il gusto dell'amore e il dolore del tradimento. Il tutto in un'Europa degl'anni 30 dove l'antisemitismo sta montando mentre molti scelgono vanamente la conversione.