È grande quella nazione che sprona i propri abitanti a camminare con le proprie gambe e non a vivere di sussidi, che vanno destinati in misura equa e dignitosa solo a chi ne ha davvero bisogno e non elargiti come un’elemosina.
È grande quella nazione che pensa innanzitutto al benessere ed alla sicurezza della propria gente.
Noi abbiamo avuto nomi eccelsi in molti campi: pittura, scultura, musica, letteratura, architettura, fisica, chimica. Pure in economia e finanza: nostra l’invenzione di cambiale, banca, lettera di credito, partita doppia.
Abbiamo avuto in passato grandi statisti, oggi abbiamo solo piccoli politicanti, molti dei quali non sono solo incapaci, ma ladri ed arraffoni.
Ed ora ci culliamo nel ricordo dei fasti pregressi, senza fare nulla per incrementarli o per lo meno uguagliarli, ma accettando senza reagire questa parabola discendente.
L’alibi della grandezza passata non regge più: è necessario aprire gli occhi e riconoscere che ormai l’Italia è solo “…serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie ma bordello”.
Bisogna trarre insegnamento anche dagli errori del passato: in questa situazione con i politici più intenti a salvare la propria poltrona che a cercare il benessere del paese, nello scontento della gente comune che si assenta sempre più dai seggi e rinuncia a scegliere i propri rappresentanti grazie anche a delle leggi elettorali semplicemente infami, in questo sfacelo economico con imprese che chiudono giornalmente, nella ricerca di un nuovo ordine e di una nuova sicurezza, vedo i semi di un nuovo fascismo che avanza.
Spero solo di sbagliarmi.
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