Ai confini dell’arte tra ordine e caos
di
Marco Bizzarri e Paola Pardini
Fin dall’antichità l’arte nelle sue diverse espressioni ha vissuto a stretto contatto con regole matematiche e geometriche ben precise, in grado di donare all’estro e alla genialità dell’artista la giusta disciplina per poter rappresentare la natura e la realtà circostante.
Nel corso dei secoli, andando avanti spesso per tentativi o intuizioni, questo rapporto biunivoco tra arte e matematica si rafforza, basti pensare alla conquista della prospettiva del Brunelleschi nel 1400 fino agli studi minuziosi di Leonardo da Vinci che introdusse le anamorfosi (rappresentazioni che appaiono corrette solo se osservate da un punto di vista particolare) e l’utilizzo della sezione aurea per stabilire le proporzioni corrette del corpo umano (nel celebre “uomo vitruviano” l’ombelico divide l’uomo in modo aureo, cioè in modo che il rapporto fra altezza e distanza testa-ombelico sia circa 1,618).
Ma la geometria euclidea quanto più ci si approssima alla realtà e alla rappresentazione fedele della complessità della natura tanto più tende a mostrare i propri limiti.
Le nuvole non sono sfere e gli alberi non sono semplici coni. Serviva un approccio diverso che desse la possibilità di fornire una giusta interpretazione matematica all’operare della natura nelle sue multiformi e incessanti creazioni.
Grazie agli studi di Benoit Mandelbrot nel 1975 viene per la prima volta definita la teoria dei frattali, figure geometriche irregolari caratterizzate dal ripetersi di uno stesso motivo su scala sempre più ridotta. Una porzione di questo motivo, se ingrandita, non perde dettaglio, ma si arricchisce di nuovi particolari.
La vera intuizione di Mandelbrot non fu però la teorizzazione di tali principi matematici bensì l’aver compreso per primo che su queste linee guida si muoveva la natura per le sue creazioni più complesse: coste, nuvole, alberi, montagne; l’organizzazione geometrica frattale è in grado di dare un ordine e un’efficiente organizzazione a fenomeni complessi come quelli che ci accompagnano quotidianamente.
Ma i frattali sarebbero rimasti confinati alla pura teoria se in quegli stessi anni il crescente e repentino sviluppo dei calcolatori e della computer grafica non gli avesse conferito forma e colore, un’anima elettronica di pixel allineati ordinatamente nel caos, affascinante rappresentazione di un mondo nascosto e palese al tempo stesso.
In questo articolo viaggeremo insieme tra alcune delle più significative interpretazioni artistiche della matematica frattale, capace di rappresentare il mondo e andare anche oltre, fino ai confini della nostra immaginazione.