Ainor, l’apolide
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di Vito Introna
Autore: Vito Introna
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Edito da: Loquendo Edizioni
Prezzo: 18.60 €
Genere: Fantascienza
Pagine: 439
Trama: Ainor è un artista di strada marocchino, segnato dalla meningite che l’ha afflitto in tenera età. Privo di padre, vive con la madre e l’arcigna sorella Cadigia fin quasi ai trent’anni. Poco dopo la morte della mamma Ainor, sentendosi di troppo in casa della sorella, inizierà un viaggio attraverso l’Europa del domani, un’area chiusa e intollerante, avviluppata nel totale isolamento socio-tecnologico. Incapace di rapportarsi alla nuova realtà, si ritroverà ostaggio del sistema UE e dopo l’ennesimo arresto, sarà imprigionato e costretto a trasferirsi in un campo di lavori forzati sul pianeta Wroght. La sua vita da forzato sarà costellata dal susseguirsi di eventi tragici e spesso al limite dell’umana sopportazione, ma tanta sofferenza non gli impedirà di riacquisire miracolosamente la ragione. Il senno ritrovato non cambierà le condizioni bestiali in cui Ainor è costretto a vivere, tuttavia gli concederà di raggiungere un nuovo livello di consapevolezza, fino a percepire la presenza di un’entità suprema. Un mistero antico quanto il tempo stesso che a nessuno è dato di svelare, ma che potrebbe rappresentare una luce di speranza.
Welly, welly we…
I più attenti tra voi hanno riconosciuto la citazione di The Clockwork Orange (arancia meccanica), che in italiano credo sia stato tradotto in Beni, beni, be…
Ma non è una citazione ironica né denigratoria nei confronti del romanzo che sto per recensire. Tutt’altro! Quest’espressione indica soddisfazione. Sono soddisfatta, sì.
Questo libro con i suoi scenari apocalittici, distopici e dispotici, mi è piaciuto, e non poco. Molte le citazioni fatte dall’autore, molte le estremizzazioni di concetti e situazioni che viviamo ogni giorno, e proprio questo rende il romanzo soffocante, claustrofobico, spaventoso. Ma attenzione, tutto questo orrore è motivo di vanto, un pregio che ti lascia incollata alle pagine, e vuoi continuare per cercare di scoprire cosa succede dopo, per sapere se la crudeltà ha la meglio o forse con l’inconscio desiderio di un riscatto.
Ainor, il protagonista, è un uomo medio, anzi, un idiota. Menomato a causa di una meningite, si trova ad essere sempre l’ultimo in ogni cosa. In un mondo di fine secolo (intendo fine di questo secolo, quindi intorno al 2080), una delle piaghe sociali che atterrisce la nostra razza, la xenofobia, è preponderante, e il nostro povero Ainor, africano di colore, incontra non pochi disagi a causa della sua provenienza. Eppure se fosse questo il suo problema, allora lui sarebbe l’uomo più fortunato al mondo. Il problema della società di fine secolo è la “lobotomizzazione” delle masse. Accordi con esseri alieni per fronteggiare la sovrappopolazione, cibo contaminato, governi sempre più simili a dittature e tirannie, disoccupazione, abuso di potere e un’Europa tra le peggiori mai descritte.
Visionario il nostro autore, ma anche lucido nell’immaginare gli estremi risvolti di alcune situazioni che ci riguardano da vicino.
Una recensione a dovere, di questo romanzo, dovrebbe prevedere almeno una decina di fogli A4, ma diventerebbe un piccolo saggio, un trattato che leggereste davvero in pochi, così mi limito ad analizzare velocemente solo alcuni punti, invitando i più curiosi di voi a leggere e riflettere sui concetti che questo romanzo contiene.
Molti messaggi importanti, situazioni caricaturizzate, portate all’estremo, che però viviamo ogni giorno. Qualche ignorante potrebbe pensare a teorie complottiste e sciocchezze del genere, ma non credo che l’autore avesse in mente nulla del genere. Poi caro Vito Introna, se sei uno di quelli che crede ai complotti e a quelle robacce, beh, rendimene partecipe.
La cosa che ho trovato più esilarante (in mezzo a tutto quell’orrore asfissiante) è stata la geniale idea di introdurre anche una rete televisiva, un reality show, la reazione della gente oramai assuefatta. Show come oppio dei popoli… Cibo con oppio per i popoli. Ogni piacere viene ridotto a zero, persino quello di dissetarsi con acqua pulita, o mangiare del buon cibo.
Uno dei contenuti che preferisco è quello legato alla natura “riottosa” dell’uomo, a quell’istinto primordiale di ribellarci sempre e comunque, di non accettare la schiavitù e di preferire spesso la morte come unica libertà. Così fecero molti santi, molti scienziati e figure di spicco in ogni campo dello scibile umano. E’ anche vero che “una rondine non fa primavera”, ma è pur vero che finché anche solo uno di noi ha viva la speranza, le cose possono essere migliorate.
Ciò che mi ha spiazzata durante la lettura è stata la continua ansia che mi suscitavano le situazioni in cui il protagonista si trovava di volta in volta. Non voglio anticipare nulla, ma preparatevi a vari colpi di scena. E siate pronti a soffrire, e a inquietarvi.
Poi sul finale, cosa dire? Eccezionale.
L’ingegnere…
Vi lascio con questo enigma, a sappiate che se siete attenti lettori di sci-fi e se amate anche la cinematografia e i manga legati a questo filone, troverete molte citazioni e ispirazioni note.
Bravo Vito, nonostante il tuo libro parla di uomini e sembra scritto per uomini (maschi) devo dire che mi è alquanto piaciuto, e si può facilmente dedurre dalle 4 stelle da me assegnate, stelle che tra l’altro non elargisco con molta leggerezza.
Si, sono una di quelle professoresse acide, che ti da il 10 solo se superi in bravura l’autore studiato, o il teorico che ha inventato per prima il teorema.