AIRPORTMAN-“ Anna e Sam”

Creato il 22 marzo 2016 da Athos Enrile @AthosEnrile1

I piemontesi Airportman proseguono il loro viaggio discografico arrivato ormai alla tredicesima puntata: l'album appena rilasciato si intitola "Anna e Sam ".

La band presenta caratteristiche ben precise e si distingue per originalità e chiarezza di obiettivi, percorrendo una strada legata al commento di grandi temi sociali - ma non solo - attraverso l'uso degli strumenti di riferimento, ed è proprio Giovanni Risso, cofondatore della band, che definisce gli Airportman un "gruppo strumentale".

Ma non esistono limiti quando la musica è concepita con senso di libertà, e quindi l'annessione di nuovi portatori di suoni, di liriche e vocalist fanno parte del macro progetto, che può contenere elementi diversificati a seconda delle occasioni e dell'ispirazione del momento, ma una cosa verrà sempre esclusa, la ricerca della visibilità a tutti i costi: che c'entra con la musica?

L'impressione è che gli Airportman sarebbero contenti dei risultati ottenuti anche senza l'opera di condivisione, perché la magia che può nascere in studio potrebbe essere sufficiente all'appagamento personale, e la "pigrizia" di movimento, dichiarata a seguire da Risso, potrebbe condurre al non cercare ossessivamente momenti live.

La proposta degli Airportman non ha fronzoli evidenti, e il minimalismo espressivo produce un racconto musicale che esclude ridondanze e riempimenti forzati.

" Anna e Sam" si avvale di ospiti/amici di importanza rilevante, come Stefano Giaccone, voce narrante e sax - ma la collaborazione con il fondatore dei FRANTI è di lunga data e ormai collaudata -, Diego Dutto alla tromba e filicorno e Marinella Ollino, meglio conosciuta come Lalli, cantautrice, attrice e voce incredibile all'interno del panorama alternativo italiano.

Il viaggio di Anna e Sam parte da un punto ben preciso, da un'idea, dalla voglia di sapere, dal porsi interrogativi affascinanti ma non facili da affrontare, dal tentativo di interpretare il gap esistente dal momento in cui un essere umano entra in coma, sino ad arrivare al suo risveglio; cose c'è in quel luogo che viene descritto pieno di luce e serenità? A quale velocità ci si muove e... per andare dove?

Da qui si sviluppa un lungo tratto di strada che spinge i protagonisti - e anche l'ascoltatore può diventarlo - verso la ricerca del senso della vita, delle nostre azioni, delle persone capaci di condividere uno sguardo o un sentimento, di un paio di occhi in cui specchiarsi, senza la preoccupazione dello scambio di giudizi. E l'indagine approfondita sulla reale dimensione dell'uomo e su ciò che lo circonda può provocare profonde ferite, difficili o impossibili da rimarginare.

Può un disco disegnare questi scenari, quotidiani e complessi?

La musica degli Airportman fluisce nei corpi lasciando residui che si appiccicano alla pareti, e il distacco è lento e graduale; le parole, i suoni e le voci si mischiano ad una decisa lentezza di movimento e pervadono il cuore e la mente di una profonda malinconia, un mood che credo faccia parte della natura della band.

Bellissimo l'artwork e le fotografie inserite all'interno, e il salto nel tempo che propongo ad inizio post - l'immagine con la contrapposizione tra Buster Keaton e gli attuali tetti torinesi - mi pare la perfetta sintesi della concettualità del progetto.

" Sono passati dieci anni, che speri di trovare?

E 'appena uscito l'album "Anna e Sam", che prevede la compartecipazione di Stefano Giaccone e Lalli: come nasce la voglia di collaborare? Casualità o pianificazione e successiva congiunzione di idee molto simili?

Con Stefano c'è ormai una grande amicizia che si è rafforzata in anni di collaborazioni. Ogni volta risulta molto naturale coinvolgerlo nei nostri progetti e lui, con il suo talento, porta sempre qualcosa di nuovo oltre ad un entusiasmo in tutte le cose che fa. Anche in "Anna e Sam", quindi, appena proposto il tema generale del lavoro, ha voluto partecipare in modo importante; coinvolgere anche Lalli è stata davvero un bel regalo per noi Airportman... avere lì, in un nostro disco, il cuore pulsante dei Franti, non era davvero immaginabile per una band come la nostra!

"Anna e Sam" nasce da un idea di base che è quella di, in qualche modo, entrare in quel vuoto spazio-tempo che vivono le persone che, per cause diverse, cadono in coma e si risvegliano; provare a immaginare cosa c'è in quel non luogo, e da quella cellula è nata la storia di "Anna e Sam". Da quell'idea è nato il viaggio di Anna e Sam, una sorta di ricerca del senso della vita, ma anche la ricerca di una persona speciale, di un amore, di uno sguardo, e anche la visione della povertà dell'uomo in senso assoluto.

Le trame musicale, i bassi ritmi e la linea poetica mi hanno lasciato un deciso senso di tristezza: quale era il vostro stato d'animo in fase compositiva?

I due brani strumentali sono i primi brani nati per Anna e Sam, e sono la vera colonna sonora dell'intero lavoro; Airportman è sostanzialmente un gruppo strumentale e ci troviamo a nostro agio nel raccontare le nostre storie con il solo apporto musicale, per questo i due brani strumentali sono fondamentali, attorno ad essi si sono inserite le canzoni cantate da Stefano e Lalli, canzoni i cui testi erano in perfetta sintonia con il racconto di base.

Proporrete dal vivo "Anna e Sam"?

Come saprai noi Airportman siamo un pò pigri, comunque proporremo "Anna e Sam", per ora in queste date: 1 aprile Mezcal di Savigliano, 2 aprile Sala san Giovanni di Cuneo (in abbinata con gli Esterina di Lucca, in un concerto raccolta fondi per l'Associazione Gli Amici di Luca di Bologna che segue la riabilitazione di ragazzi caduti in coma, e poi il 14 luglio al Nuvolari, sempre a Cuneo. Nel frattempo vedremo se si apre qualche altra possibilità.

Penso ci sia tanta gente brava, davvero, che fa lavori di ricerca, interessanti ed emozionanti, ma che non vedranno mai la luce, e poi ci sono tutti gli altri che fanno musica di merda che ricercano solo visibilità, consensi, palchi, soldi, agganci, sponsor, vendere, businness, etc... etc...; si tende a confondere le due categorie, che sono completamente diverse, giocano campionati diversi; può succedere che qualcuno riesca a portare il proprio messaggio là fuori in modo più importante, ma sono rari casi non significativi; in Italia fare musica di qualità e riuscire a viverci è storia difficile. Ovvio bisogna anche crederci, ma in Italia crederci significa compromessi, in tutti gli ambiti, non solo musicali, ovvio, del resto vengono premiati sempre gli arrivisti spalleggiati o sponsorizzati, non quelli che hanno davvero qualcosa da dire: guarda la politica! Se abbiamo una certa Minetti che a 39 anni va in pensione con 1.300 euro al mese A VITA, ma dove cazzo vogliamo andare? Ti pare?