Non mi piace generalizzare. Non esiste un’equazione unica, per tutti i casi.
Eppure, di sovente mi rendo conto che la gente, un numero elevato di persone almeno, sceglie ogni giorno, e conferma ogni giorno,
la propria personale prigione.
Puoi aiutare una persona che vuole veramente uscire dal proprio disagio e che si sente insicura o smarrita sul da farsi, questo è certo. Ma puoi aiutare SOLO quel tipo di persona; giacché altre, troppe altre, FINGONO solamente di voler risolvere qualcosa; ma in realtà si guardano bene dallo scardinare il proprio, per quanto disfunzionale, equilibrio con l’ambiente.
In troppi, trascurano che l’essere umano, ovvero la sua psiche, è fatto a strati come le cipolle. C’è gente che investe del 70/80 % delle proprie energie in una maschera, pur di non guardarsi veramente dentro. Questo genere di persona, non è che non riesce a comprenderti, quando cerchi di darle una mano. Da qualche parte, quando ti sforzi di interagirci, lo senti che la realtà è che NON VUOLE affatto, comprenderti.
Non so quante volte sia capitato a voi. A me è capitato molte volte. Persone che ti cercano in preda ad apparente disperazione. Che ti vomitano tutto addosso, ma poi ascoltano solo quello che vogliono sentirsi dire, e che come per magia sembrano fraintendere inesorabilmenbte il senso di qualsiasi altra affermazione o ipotesi, che cozzi con quella che hanno prestabilito dover essere, la LORO verità.
Con loro non si può parlare, senza prenderli implicitamente in giro. E’ l’unico modo, l’unica strada che ti lasciano a disposizione, sempre tu non voglia ricorrere a una brusca interruzione della conversazione ( il che, a volte, è certamente meglio).
Per dirla tutta, tra le principali cause dell’inquietudine, che spesso mi coglie in compagnia degli inquilini “medi” di questo pianeta, un posto di rilievo lo occupa la capacità umana di negare ogni forma sana e fisiologica di dolore psicologico. Con esso, sovente, prende infatti commiato anche ogni forma spiacevole ma necessaria di verità.
Il problema, è che abbiamo un rapporto all’impronta della “negazione” con la morte stessa, come evento; in qualsiasi forma e con qualsivoglia misura questo avvenimento faccia il suo ingresso nella nostra esistenza. Di conseguenza, in troppi coltivano un un rapporto necrotico, perverso, disfunzionale con la vita stessa. E nell’uomo la vita è primaditutto ESISTENZA. Ovvero,
il risultato delle scelte e dell’operato artistico di un demiurgo mortale….
In troppi, complice ma non solo una religione tra le più assurde del cosmo che ha scavato una forma mentis indelebile nelle nostre fragili menti, negano il dispiacere in ogni forma; anche quando deve esserci, perché serve a lavare le anime rendendole capaci di vera rinascita.
Che si tratti di scelte di vita sbagliate, di grandi o di quotidiani lutti, la vita come percorso di crescita e radicazione spirituale, procede attraverso decorsi tanto de-costruttivi quanto costruttivi.
Non si può riempire una coppa di nuovo liquido, se prima non si è vuotata del vecchio. Ma anche : “
Per costruire il nuovo, bisogna prima distruggere il vecchio“. Ecco come funziona la natura, nostra legittima madre.
Eccoci invece, la maggior parte terrorizzati dallo sfrondare e tagliare i rami secchi e morti di inveterate abitudini, di rapporti stantii, di vecchi rancori e sensi di colpa, che ci costringono in rapporti e situazioni tanto ripetitive, quanto logoranti. Tutto questo mi sa di INELUTTABILITA’. E’ forse allora, in tanti/troppi casi, l’ineluttabilità una scelta comoda?
E perché no?
Guai, allora, all’onesto maestro di vita, che alla richiesta di un aiuto, risponda con un aiuto VERO. Per lo meno, è vitale discernere con che razza di individuo abbia a che fare di volta in volta…
Chi si proponga di contribuire veramente al cambiamento in meglio della vita di un suo supposto “fratello”, dovrebbe prima realizzare che la mente della maggior parte degli uomini
non è in cerca di una vera emancipazione verso la libertà; bensì, della fuga dal peso insopportabile di una emancipazione e della libertà stessa. E fniora questa gente è riuscita alla perfezione, in ciò che si è riproposta….
I buonisti e pastori da greggie di ogni epoca, ci hanno insegnato la nostra sostanziale, collettivista e “tutt’ora tutta da provare”uguaglianza d’animo di fondo.
Ma un parassita, e un uomo creativo; oppure un necrofilo, e un biofilo; o un inautentico, e un autentico….o infine un vigliacco, e un coraggioso…..Tutte queste opposizioni anche troppo reali indicano due categorie d’individui diversi per essenza e non per accidente. E, soprattutto, irrisolvibili gli uni negli altri.
Non c’è pericolo maggiore, per una persona sana, dell’illudersi di poter salvare un parassita, un necrofilo, un inautentico, un vigliacco, da se stesso.
E allora: aiutare gli altri va bene, ci mancherebbe altro. Ma spesso le persone non vogliono un confronto per essere aiutate; ed è bene saper distiguere questi casi, per evitare di scivolare in rapporti di tipo parassitario….o mettersi sulle spalle la maledizione di qualcuno che non sa neppure cosa è un “grazie”; invitare a cena a casa propria un “cannibale”. O, semplicemente, il che non è comunque salutare, “appesantirsi” con l’energia negativa “non trattata”, di qualcuno a cui piace trattare il “prossimo” come un bidone della spazzatura per i propri problemi.
E quando una vocina piano piano vi sussurra, dentro di voi, che la persona con cui interagite non vi sta ascoltando affatto, anche se dice di sì; e quando la vocina vi dice che chi vi sta davanti “non vuole capire”, provate a concentrarvi sulle fluttuazioni della vostra energia. Giacché è sempre avvilente e pericolosa, per chi è chiamato “ad aiutare”,come situazione. E illosoria, come comunicazione onestamente umana.
Ecco un altro punto essenziale. Nessun animale, è tanto contro natura, da complottare contro la propria sopravvivenza attraverso lo strumento della pura e semplice negazione di un pericolo o di un problema. Molti esseri umani, affermano un bel “non è vero” di fronte al dolore fisiologico che, solo, potrebbe condurli alla fine del tunnel, verso la trascendenza.
Molti necrotici girano tutta la vita in tondo. Chiedono aiuto, si fingono disperati. Ma di rado, intendono ciò che veramente chiedono; di rado, chiedono veramente ciò che intendono.
C’è gente, là fuori, che si abbandona vita natural durante a derive sadiche e masochiste di ogni tipo, coinvolgendo puntalmente”altri” nei loro giochi di potere subito o esercitato con la scusa di “cercare un aiuto”, pur di non affrontare il pericolo di disgregare un equilibrio che, pur disfunzionale, appare loro più rassicurante di una franco scambio di battute con la VERITA’. Chi si è trovato ad avere a che fare con questo tipo di persone e situazioni, sa alla perfezione cosa intendo.
Il bello, o il tragico, è che “gira rigira”, quella fuga dal cambiamento e dalla scelta, quella fuga dalla realtà, è esattamente quello che vogliono; anche e soprattutto se si affannano ad affermare che “invece loro vogliono uscirne”, che “invece loro vogliono spezzare il cerchio”…o che sono finalmente “cambiate”.
Non per peccare di fiducia nei confronti dell’Umanità. Solo che non credo che possa essere definito propriamente umano, chi evita per tutta la vita proprio le sensazioni, i pensieri e le scelte, che ci rendono più propriamente umani. Tutto qui.
Un abbraccio controcorrente
David The Hurricane Di Bella