aiutare sì, ma come?

Da Leucosia

E poi succede che un giorno una mamma mi ferma davanti al portone di casa, una mamma con un bimbo della stessa età del mio. un bimbo bello come il sole, ma che non parla. si sono accorti che ha qualche problema  nel relazionarsi con gli altri, e in poche parole mi chiede se tra qualche pomeriggio può venire a casa nostra per far giocare il suo bimbo col mio, visto che Chicco è così socievole e lui magari si lascia trasportare dal suo modo di fare. io ovviamente le dissi di sì.

e così un pomeriggio ci fu il momento dell’incontro.

un bambino che ho visto subito molto introverso e scostante, muto, e senza voler dare nè ricevere alcun contatto fisico: un abbraccio, una carezza, un tenersi per mano…niente. si è a un certo punto interessato dei libri illustrati e del pallone. ma non lo lanciava per giocare insieme a mio figlio, lo lanciava ripetutamente fino a sfiorare il soffitto e basta.

poi la mamma poco a poco si è confidata, dicendomi che al suo piccolo era stato diagnosticato un disturbo che rientrava in quello dello spettro autistico. e che da quando ha iniziato un programma di psicomotricità e logopedia ha fatto dei grandi progressi. allora quello che io mi domando nella mia più grande ignoranza in materia è: cosa posso fare per loro? il fatto che loro – i bambini- si vedano di tanto in tanto e passino qualche ora insieme può contribuire a un effettivo miglioramento del suo stato di salute? oppure no? inutile dire che conto sulle vostre risposte!



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