Il cervello dell'uomo si sta rimpicciolendo. E secondo alcune teorie stiamo diventando... sempre meno intelligenti. Eppure dal punto di vista evolutivo avere il cervello piccolo ha i suoi vantaggi. (Focus.it, 11 gennaio 2010)
Ma che senso ha, dal punto di vista evolutivo, questo strano andamento a fisarmonica delle misure cerebrali? Gli esperti hanno elaborato diverse teorie.
Secondo David Geary, docente di Scienze Psicologiche all'Univeristà del Missouri, sarebbe la prova che stiamo diventando sempre meno intelligenti: la crescente complessità delle interazioni e dei rapporti sociali che ha contraddistinto la storia umana, ha reso sempre meno necessaria l'intelligenza del singolo come elemento indispensabile alla riproduzione e alla sopravvivenza.
Ma non tutti sono così pessimisti. Ben Hare, antropologo al Duke Univeristy Institute for Brain Sciences, ritiene che la riduzione delle misure cerebrali sia un vantaggio evolutivo: "Un cervello più piccolo indica che la selezione naturale ha privilegiato comportamenti non aggressivi" spiega ai media. È accaduto a numerose specie animali quando sono state addomesticate dall'uomo, per esempio i cani: hanno perso la componente aggressiva e hanno evidenziato alcune caratteristiche fisiche come uno scheletro più snello, quindi meno adatto al combattimento, una fronte più piatta e un cervello più piccolo.
Hare ha condotto un interessante studio sugli scimpanzè e sui bonobo: queste scimmie, dal punto di vista evolutivo, sono molto simili all'uomo ma sono molto diverse tra loro. I bonobo hanno il cervello più piccolo rispetto agli scimpanzè e sono meno aggressivi. Non solo: pur essendo entrambe molto abili nel superare facili prove, per esempio procurarsi del cibo azionando dei meccanismi, i bonobo hanno una maggior predisposizione alla cooperazione finalizzata al raggiungimento del risultato.
"L'aspetto più interessante degli studi sugli animali e sul comportamento umano è che aiutano a fare luce sul nostro lato più nascosto" spiega Hare.