Alfio Bramini è autore di saggi per vocazione. Ha conseguito le lauree in Scienze Agrarie e Teologia, abita a Roma e scrive da tempo per diversi periodici, diffusi su tutto il territorio italiano, specializzati nella divulgazione delle conoscenze teoriche e pratiche agricole. Ha lavorato per molti anni nel settore agrario e nella Comunità Europea, utilizzando il tempo libero per compiere numerosi viaggi in Medio Oriente e in Egitto, che gli hanno permesso di redigere diari e studi critici sulla storia, le religioni e le tradizioni delle nazioni in cui si è recato. Ha dato alle stampe le seguenti opere: Diario di un viaggio in Terrasanta, Grecia antica: suggestione di un viaggio, Siria: una meta coinvolgente, Tra deserti e montagne scolpite (Sinai e Giordania), Magica Turchia, Adamo ed Eva: un dipinto svelato.
Akhenaton
Di particolare importanza per una piena comprensione del testo «Akhenaton: il faraone maledetto» (pubblicato nel mese di febbraio del 2006) è la prefazione di Carmelo Pirolina e la presentazione del Bramini. Il Pirolina sottolinea come gli autori classici cercassero di sapere quante più notizie possibili sugli individui di chiara fama, autorità e prestigio (per esempio quali fossero i loro passatempi, le loro opere, gli eventi sfavorevoli ed in che modo fossero deceduti). Egli inoltre evidenzia come fossero scarse le informazioni certe sul faraone Akhenaton e come questo abbia portato, a cominciare dal XIX secolo, a far sì che un gran numero di archeologi, storici e appassionati dell’antico Egitto manifestassero una particolare attenzione e piacere di accrescere il proprio sapere sul faraone «eretico». Prosegue affermando che l’autore del libro (ammiratore dell’elevata organizzazione sociale raggiunta nell’antico Egitto grazie a un notevole sviluppo delle conoscenze materiali e intellettuali) ha preso in esame molteplici documenti e oggetti custoditi non solamente in Egitto ma anche nei più famosi musei presenti sulla Terra. Fa notare come in ogni capitolo del testo il Bramini si occupi di un aspetto diverso di Akhenaton, senza però mai lasciarsi sfuggire il quadro d’insieme del personaggio e rivelandone la cordialità, le doti e la compassione. Segnala inoltre come l’autore cerchi di ricostruire le località in cui visse Akhenaton, con quali personalità entrò in contatto, quali fossero i suoi proponimenti, il tutto non tralasciando l’ordine temporale in cui determinati fatti si verificarono. Pirolina sottolinea come il Bramini abbia dato grande importanza anche alla consorte del faraone «eretico», Nefertiti, riportando quanto da lui detto sulla moglie legittima del sovrano: «….Nefertiti, che ha avuto tanta parte nella fondazione della nuova capitale Akhetaton, nell’instaurazione di un periodo di pace, interna ed esterna, nel rigoglio economico e nello splendore artistico e culturale dell’Egitto del tempo che si concluderà con l’epoca Amarniana, una specie di Rinascimento della cultura e dell’arte, che influenzerà la moda, il costume e lo stile di vita….». Evidenzia come l’autore illustri molto bene la notevole affinità tra l’ Inno ad Aton o Inno al sole, composto da Akhenaton, ed il salmo 104 contenuto nel Libro dei Salmi dell’Antico Testamento. Tutto questo induce a ritenere che la cultura religiosa del faraone «eretico» avesse molti punti in comune con il credo degli Ebrei. Termina la prefazione, dichiarando: «come emerge dal saggio nell’area del Mediterraneo orientale il monoteismo non era una prerogativa del popolo di Israele, quanto che, sebbene minoritario ed elitario, era una dottrina la quale riscaldava e permeava profondamente molte anime elette di quella zona….».Akhenaton bacia una delle figlie
Nella presentazione il Bramini fa notare di aver visitato molte volte le più famose località archeologiche dell’antico Egitto, sentendo crescere in lui il desiderio di sapere quanto più possibile sul faraone che volle diffondere una religione che sosteneva l'idea di un unico dio, circa 1370 anni prima della nascita di Gesù Cristo. Segnala come fino al termine del secolo XIX poco si conoscesse sulla città di Akhetaton (fondata da Akhenaton), sull’arte amarniana, sul faraone denominato «eretico» e soprannominato dai sovrani che gli subentrarono «il delinquente di Amarna». Sicuramente migliore fortuna ha riscosso presso i faraoni e il popolo egizio la sua sposa Nefertiti la quale, rappresentazione ancora odierna del modello perfetto di armonia e perfezione formale femminile, sostenne fortemente lo sviluppo dell’arte, della letteratura e la nascita del centro abitato di Akhetaton per adorare pienamente il dio Aton. Sottolinea, inoltre, come durante il governo del faraone «eretico» si diffondesse nella letteratura egizia l’uso dell’idioma popolare, facendo nascere il «neoegiziano». Evidenzia quante manchevolezze e trascuratezze vi siano state da parte degli storici nel descrivere la vita e le opinioni di Akhenaton. Fra i tanti appellativi che ha ricevuto non può mancare quello di «rivoluzionario», avendo egli parlato dell’esistenza di un'unica persona divina, dipinta e scolpita mediante la figura del «disco solare» e modificando le condotte di vita dei sudditi nonché l’arte. Prosegue sostenendo come l’orientamento religioso del faraone «eretico» avesse provocato una serie di conflitti con i ministri ufficiali del culto della persona divina Amon-Ra, ritenuto fino a quel momento la principale divinità. Conflitti che, con il ritorno al politeismo, portarono alla «damnatio memoriae» di Akhenaton. Infine l’autore fa notare come nel saggio in questione desideri mostrare la relazione esistente tra Mosè ed Akhenaton, infatti asserisce che: «il monoteismo di Akhenaton ha ispirato anche Mosè, cresciuto nella sapienza egiziana».Gli studiosi hanno cercato di ricostruire la personalità di Akhenaton, evidenziando la sua religiosità profonda monoteista incarnata nel disco solare Aton, la sua capacità di prevedere per tempo quanto poteva accadere e di adeguare con saggezza l'agire (precorrendo la nascita dei tre credi che sostengono l’idea di un unico dio: israelitico, cristiano ed islamico), il suo notevole entusiasmo che, in campo religioso, gli fece portare avanti posizioni radicalmente innovative rispetto alla tradizione (difettando però in comunicazione con i fautori della religione fondata sul culto di più divinità antropomorfe), e infine il suo amore per la pace e la vita tranquilla che facilitò la formazione e lo sviluppo di una corrente artistica particolare, soprannominata «amarniense». Insieme a lui una sovrana, Nefertiti, profondamente credente in Aton, donna di grande beltà, che favorì il progresso delle arti. Questi due straordinari individui, dichiara il Bramini, vollero fortemente la nascita di un nuovo centro urbano, «Akhetaton», che fungesse da città sede degli organismi legislativi e amministrativi centrali dello stato egizio, ma soprattutto divenisse la città del sole in omaggio alla sola divinità esistente. Tutto quello che fecero Akhenaton e Nefertiti non venne dimenticato. Infatti Mosè (di famiglia ebraica ma egiziano per valori morali, culturali e condizione di appartenenza) per diversi studiosi si è rifatto volutamente ad Amenophi IV per far conoscere agli Israeliti l’orientamento religioso basato sull'esistenza di un solo dio. In seguito la propagazione dei tre credi, che sostengono l’idea di un unico dio, mostra come il faraone «eretico» abbia anticipato e previsto quanto sarebbe accaduto. Quindi lo scrittore considera Akhenaton un soggetto che ebbe grande fama seppure per breve tempo.
Il giudizio sul libro è positivo anche grazie al linguaggio usato che risulta semplice, scorrevole e comprensibile non solo alle persone ferrate sull’argomento proposto. Il rigore storico dell’autore non viene mai meno. Unica nota stonata è la bibliografia eccessivamente scarna. Un libro meritevole di attenzione che consiglio di leggere e regalare a coloro che sono interessati alla figura del faraone Akhenaton, alla storia e civiltà dell’antico Egitto.
Giampiero Lovelli